AltoVicentinOnline

Schio. Le cooperative dell’accoglienza minacciano la chiusura: “Colpa del Decreto Sicurezza”

Giro di vite sulle cooperative locali che si occupano di accoglienza dei migranti, che minacciano di chiudere battenti a causa del decreto sicurezza. Le nuove norme li trasformano da ‘accompagnatori’ nel sistema dell’integrazione a semplici albergatori per migranti e questo non piace.

Al loro fianco scende il campo il Pd di Schio, che si è incontrato con alcuni rappresentanti per ascoltare le loro lamentele.

“Dalle cooperative che si occupano di accoglienza dei migranti arriva un allarme sul decreto sicurezza che impone loro enormi difficoltà. Molte di loro, in queste condizioni, non saranno disponibili a continuare il lavoro perché il loro ruolo più che di accompagnatori all’integrazione diventerebbe quello di albergatori e controllori. Il Decreto Sicurezza, che si basa sul parallelismo immigrazione e insicurezza, ha portato importanti cambiamenti nella gestione dell’accoglienza: nel concreto vengono poste diverse limitazioni, che di fatto rendono più complessa la regolarizzazione dei richiedenti. La norma più importante è l’abolizione della protezione umanitaria, l’unico tipo di protezione che non dipendeva da trattati internazionali, come invece dipendono il diritto d’asilo e la protezione sussidiaria. Attraverso lo Sprar è stata fatta integrazione che spesso è stata riconosciuta dai giudici che hanno permesso la protezione umanitaria”.

Il cambiamento delle norme imposto dal decreto sicurezza ha cambiato di fatto l’impostazione delle cooperative, molte delle quali sono nate appositamente negli ultimi anni per gestire il fenomeno migratorio.

Cooperative spesso accusate di essere “mangiatoie”, a causa dell’importante giro di danaro che ruota intorno alla gestione dei profughi e dei migranti economici.

Non solo i 35 euro al giorno, ma un indotto ben più ampio, che arriva perfino a vedere nello straniero l’unico modo per sostenere il sistema pensionistico italiano nel prossimo futuro.

“La regolarizzazione dei migranti implica che le persone possano continuare il loro percorso d’integrazione, mentre purtroppo è esperienza quotidiana che nell’irregolarità nasca il disagio e questo spesso sfoci in devianza – ha continuato Leonardo Dalla Vecchia, segretario del Pd di Schio che ha parlato a nome del partito – Finora la presa in carico da parte delle cooperative di persone con la protezione umanitaria, aveva arginato il problema. Con l’approvazione del Decreto Sicurezza questo non sarà più possibile. Un’altra restrizione imposta dal Decreto è l’impossibilità di iscrivere il richiedente all’anagrafe. Alcuni sindaci appaiono soddisfatti di queste norme, ma evidentemente non si rendono conto degli effetti che queste avranno per loro e le loro città: prima di tutto, i sindaci non saranno più in grado di monitorare la presenza dei richiedenti, poi le molte situazioni di fragilità finora sostenute con la protezione umanitaria usciranno dalla gestione delle cooperative. Per evitare le lungaggini burocratiche e giudiziarie della valutazioni delle domande d’asilo, sarebbe auspicabile la creazione di canali regolari per i cosiddetti migranti economici, migranti cioè che decidono di spostarsi non perché sono perseguitati, ma per migliorare la loro condizione di vita. Salvini ha creato un vuoto in cui situazioni di irregolarità e disagio non saranno più gestibili perché ha indebolito anche l’efficiente realtà dello Sprar il Servizio centrale di protezione per i richiedenti asilo. Si dovrebbero valutare i costi sociali della presenza di immigrazione irregolare in un territorio per comprendere la positività di regolarizzare le situazioni. Al fondo della questione – conclude il Pd scledense – c’è la volontà politica di lasciare che la presenza dei richiedenti sia percepita dalla cittadinanza come un problema ed infatti, a dispetto dei numeri, sensibilmente inferiori ad altri paesi europei, permane negli italiani la convinzione che ci sia un’invasione. Purtroppo una campagna martellante ha finito con rendere inutili anche i dati ufficiali che ci dicono che la maggior parte dei comuni vicentini non ha nessun richiedente asilo e non ne ha mai avuto nemmeno negli scorsi anni in cui i flussi erano maggiori”.

Anna Bianchini