Finisce nel cestino del consiglio comunale la mozione presentata da Carlo Cunegato, consigliere di opposizione ‘Tessiamo Schio’.
“Fascisti”. E’ il termine urlato all’amministrazione comunale dai ragazzi del centro sociale Arcadia, presenti in massa al consiglio comunale ieri sera per sostenere la mozione di Cunegato, con l’obiettivo di impedire manifestazioni di impronta fascista e non concedere spazi per espressioni di politica violenta.
Una mozione originariamente proposta da Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) in alcuni comuni d’Italia e approvata in città come Milano e Torino, ma rigettata dal comune di Schio perché non pertinente con l’autorità del sindaco e dell’amministrazione comunale.
“Difendere i valori della Resistenza ed impedire manifestazioni di stampo fascista”, con l’aggiunta di una dichiarazione di presa di distanza dalle istanze del fascismo, era il succo della richiesta di Cunegato, che sarebbe anche stata di buon senso, se non avesse avuto più la parvenza di un’accusa che di una richiesta di percorso condiviso.
Ma soprattutto, ad inacidire gli animi, la presenza di una trentina di ragazzi del centro sociale Arcadia, che parlano di antiviolenza e democrazia, salvo poi indispettire ed offendere pesantemente con urla e schiamazzi da bar chiunque la pensi in modo diverso da loro e che ieri sera, nonostante il divieto al pubblico di farsi sentire durante la seduta, hanno applaudito ripetutamente, fatto il verso al presidente Sergio Secondin che li ha richiamati e urlato durante l’uscita il termine “fascisti”, che ieri, come ormai in innumerevoli occasioni, era del tutto fuori luogo.
Una pagliacciata insomma. L’ennesima pagliacciata sull’antifascismo, di cui non se ne può davvero più. E pensare che la mozione di Cunegato, fosse stata presentata con più criterio e senza il supporto di giovani urlatori, sarebbe anche stata anche valida. Se così fosse stato, l’eventuale ‘no’ della maggioranza, sarebbe anche parso stonato e avrebbe potuto davvero giovare a chi l’aveva scritta, facendo apparire il sindaco Orsi e il suo gruppo, come una masnada di discendenti diretti di Mussolini.
Invece no. La sceneggiata è andata ‘in onda’ costringendo per di più Carabinieri e Polizia Locale a presenziare alla seduta per sedare eventuali incandescenze.
“La democrazia non è mai stata in pericolo come in questo periodo – ha esordito Cunegato presentando la mozione, con tanto di riassunto dei fatti di Macerata a fare da ciliegina sulla torta – Razzismo e discriminazione sono evidenti e la colpa è nostra. Non bisogna dare spazio a manifestazioni di impronta fascista, o a persone che impongono le idee con la violenza. Non si deve lasciare spazio a chi appoggia la discriminazione o a partiti che sono imprenditori dell’odio. Ogni idea che si oppone al pluralismo non è legittima e chi si oppone alla discriminazione diventa complice”.
Tutto corretto, se non fosse che democrazia è anche lasciare spazio a chi la pensa in un altro modo, fintanto che non infrange i limiti imposti, non solo dal buon senso, ma dalla legge.
Consapevole di questo, Valter Orsi, ha spiegato i motivi del non poter approvare la mozione, con in più la possibilità (servita su un piatto d’argento da Cunegato e dai ragazzi di Arcadia) di far apparire come antidemocratico proprio chi, con la mozione, voleva difendere la democrazia.
“Il sindaco non può fermare le manifestazioni o i gazebo di gruppi che si presentano alle elezioni e che lo stato riconosce – ha commentato Orsi – Condivido la condanna ad azioni violente e confermo l’antifascismo da parte di tutta la maggioranza. Ma quando si parla di nuovi fascismi, di cosa parlate? Gli unici che hanno interrotto il consiglio comunale, che è la massima espressione della democrazia, non sono state le ‘magliette nere’. Nelle città che hanno approvato la mozione da lei proposta, ai parenti delle vittime è stato impedito di andare al cimitero dai loro congiunti. E’ a questo che volete arrivare?”
Sulla stessa lunghezza d’onda i consiglieri Domenico Storti (Veneto Stato Sch-IO) e Marco Tolettini (Forza Italia), che hanno parlato di ‘dejà vu’ nella discussione dell’argomento e di strumentalizzazione nel volere proporre una mozione su argomenti che sono già garantiti dalla legge e sui quali il sindaco non ha potere esecutivo diverso dalla legge.
Anna Bianchini