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Schio. Caso Rete Veneta: “Un sistema che vizia l’informazione. La politica sapeva ma non ha denunciato”

“Quello che emerge dallo spaccato delle intercettazioni pubblicate sulla stampa in questi giorni e riguardanti l’inchiesta che vede indagato l’editore di Rete Veneta e Antenna Tre, Giovanni Jannacopulos, è inacettabile. Telefonate di un editore al presidente della Regione, Luca Zaia, a consiglieri, a medici. È normale tutto questo? A quanto pare, nel civile Veneto, dove certi sistemi sono immediatamente associati al malaffare del meridione, sì”.

Se in questi giorni in pochi del mondo politico veneto sono intervenuti nel commentare l’inquietante inchiesta della Procura di Vicenza circa i contatti “stretti” oltrenatura tra giornalisti, imprenditori della stampa, sindaci e amministratori, a scuotere la riflessione ci hanno pensato Giorgio De Zen e Carlo Cunegato, consiglieri comunali di opposizione di Schio (Coalizione Civica). E non è casuale la sottolineatura che si tratta di due esponenti della minoranza. Sono addirittura i promotori dell’ultima manifestazione andata in scena nell’Altovicentino per la salvaguardia della sanità pubblica. De Zen e Cunegato, per chi li conosce e li segue sui social, non sono certamente due difensori del direttore generale dell’Ulss Pedemontana, Carlo Bramezza, ma con onestà intellettuale stavolta sentono il bisogno di difendere chi, se le accuse degli inquirenti fossero dimostrate contro Jannacopulos, sarebbe la vittima di una vicenda torbida ma dove ha vissuto in solitudine il suo presunto dramma di minacciato. “A quanto pare, nel Veneto certe persone paiono intoccabili; l’inchiesta sugli ipotizzati servizi di seriale di attacco al manager dell’azienda sanitaria, ci fa porre una domanda: dov’è il confine dei ruoli? Zaia non ha mai ritenuto opportuno denunciare le pressioni subite perché rimuovesse Bramezza dal suo incarico? E i medici che, a quanto pare, erano in contatto con l’editore indagato, non hanno mai riportato le pressioni allo stesso Bramezza? Un direttore generale che ha dimostrato indipendenza è cosa rara, a quanto pare. Speriamo si vada sino a questa inchiesta e ce ci sono delle responsabilità, che siano accertate, continuano De Zen e Cunegato. Non possimo tollerare che ci siano intromissioni esterne nella gestione di una materia così collegata come quella sanitaria. Chiediamo, poi, che i rappresentanti a Ferro Fini propongano d’istituire una commissione d’inchiesta che faccia chiarezza su questo legame insano tra editoria e politica che emerge dalle intercettazioni”.

I due esponenti di Coalizione Civica toccano un’argomento che pare essere un tabù in Veneto ma su cui occorrerebbe che pure i semplici cittadini imparassero a riflettere: i contributi alle testate giornalistiche. Se un giornale, una televisione oppure un sito internet vive di soldi (anche parecchi) istituzionali, a qualcuno dovrà rendere. A quel punto la domanda è lecita: il giornalista come potrà essere indipendente nello svolgere la sua professione? Come potrà essere equidistante nell’affrontare questo o quell’altro argomento? Potrà essercitare il suo diritto e dovere di cronaca in modo sereno? “Alcune tramissioni sembrano l’ufficio stampa del politico di turno; possibile che nel Veneto del 2022 non si alzi un fronte comune per spezzare questo circuito che vizia l’informazione? Possibile che nessuna abbia nulla da dire davanti a una Regione che elargisce soldi alle televisioni private?” Nel “Bando per l’erogazione di contributi alle imprese titolari di emittenti televisive locali per investimenti in tecnologie innovative” di Palazzo Balbi del 28 dicembre 2021, si parla di euro a fondo perduto per importi non inferiore a 45 mila euro e non superiore a 450 mila euro.

Da quanto trapela dalle inchieste fatte dai quotidiani a tiratura veneta, le indagini proseguono e si stanno allargando sempre più, con perquisizioni e interrogatori a tappeto. Sarebbero 400 i servizi televisivi in 15 mesi fatti da Rete Veneta e finiti sotto inchiesta dopo la denuncia di Bramezza. In sostanza, quest’ultimo avrebbe subito “presunti attacchi” contro la sua persona e professionalità da parte di una redazione che, secondo l’accusa, avrebbe fatto pagare in questo modo il non assecondare le minacce di Jannacopulos. Minacce che riguardavano lo spostamento di medici o un periodo di aspettativa. Fatti gravissimi, di cui non si può soprassedere; qualche politico sta vuotando il sacco (l’ex assessore regionale alla Sanità Raffaele Grazia ne ha parlato su alcuni quotidiani) circa le conseguenze di chi avrebbe osato mettersi contro Jannacopulos. La sensazione è di essere solo all’inizio…

 

N.B.