Schio. “Acqua in mano a privati e stranieri”. L’appello di Vantin sulla fusione di Avs
Giornalisti Altovicentinonline
“Se non si prendono immediati provvedimenti, il futuro dell’acqua dell’Alto Vicentino è quello di finire in mano a privati o multinazionali europee”.
All’indomani dell’approvazione nel consiglio comunale di Schio della sua mozione sul futuro dell’acqua, Marco Vantin, capogruppo del Movimento 5 Stelle, scende in campo per spiegare il vero senso della sua richiesta, che a suo dire è stato votato da tutti, ma compreso da nessuno.
La commissione è stata richiesta da Vantin e approvata in consiglio, per fare luce su problematiche evidenti sorte dalla fusione di Avs con Acque Vicentine.
“A parte la gravità del fatto che lo statuto di Viacqua (nata dalla fusione di Avs con Avi) sia in contrasto con gli statuti di alcuni comuni che ne fanno parte, come Vicenza e Schio – ha spiegato Vantin – se la società non torna ad essere una società di diritto pubblico e rimane una Spa, c’è il grave rischio che la gestione del bene più prezioso che abbiamo finisca in mano di società private o di società che arrivano da fuori il territorio, addirittura dall’estero”.
Che la fusione tra AVs e Acque Vicentine avesse lasciato amaro in bocca a molti era stato evidente da subito, pur se votata da quasi tutte le amministrazioni comunali, i rischi di un ‘matrimonio’ sconveniente per l’Alto Vicentino erano stati denunciati da mesi.
Dopo la fusione ufficializzata dai comuni soci di ViAcqua, Vantin è sceso in campo per tentare di porre rimedio a quello che considera il pericolo più grande.
“La nascente società Viacqua Spa è uno dei 3 gestori che attualmente erogano il servizio idrico all’interno del Bacino Bacchiglione, la cui concessione scadrà nel 2026 – ha sottolineato Vantin – Con l’occasione della fusione Viacqua proverà a chiedere al Bacino di avere un prolungamento della durata. Viacqua con i suoi 69 comuni copre il 50% del bacino, mentre il restante è suddiviso e gestito da altre 2 società, AcegasApsAmga S.p.A e CVS S.p.A. Il problema è, che a scadenza dell’affidamento di uno dei gestori, per normativa il Consiglio di Bacino Bacchiglione dovrà dare in affidamento ad un unico gestore l’intero territorio e a riguardo si aprono due possibilità: l’affidamento diretto oppure andare sul mercato indicendo una gara pubblica a cui potranno partecipare tutte le società europee del settore e quindi con il forte rischio di perdere completamente il controllo della società a favore di un qualche colosso anche privato nazionale o europeo. Purtroppo per direttive europee l’affidamento diretto può essere concesso solo a società che servono, all’interno del bacino, almeno l’80% dei comuni soci. Attualmente nessuno dei 3 gestori ha questa caratteristica e quindi fra meno di 10 anni il Bacino sarà obbligato ad indire una gara pubblica. Quindi – ha concluso Vantin – prima di tutto la politica deve prenderne atto, e di conseguenza iniziare un percorso di studio per trovare soluzioni alternative per mettere in sicurezza la società, patrimonio di tutti i cittadini. Come? Abbandonando la forma di Spa e rimunicipalizzando il servizio. La trasformazione della società in una azienda speciale consortile la farebbe diventare un Ente strumentale dell’Ente locale, dotato di personalità giuridica, di autonomia imprenditoriale e di proprio statuto. In quanto tale, verrebbe assimilato all’ente stesso quindi non perseguirebbe scopi di lucro, non potrebbe fallire e non potrebbe essere messo a gara. La commissione dovrà fare in modo che la società trovi soluzioni tecniche e civili e lasci fuori gli interessi politici”.