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Sarcedo. Il soldato Chemello torna a casa. Camera ardente in sala consiliare

Il soldato Giuseppe Chemello torna a casa a Sarcedo dopo 74 anni dalla morte nel lager tedesco di di Mulheim, nel 1944, vittima della guerra e della malattia. Venerdì la camera ardente in municipio.

Ad aspettarlo i due figli, Antonio e Giorgio Eugenio, di 4 e 2 anni al momento della partenza del padre. Con questo ritorno hanno chiuso il cerchio di una vicenda dolorosa che ha segnato la loro esistenza e quella della madre Angelina, lasciata sola a sopravvivere nella povertà del dopoguerra.

Le spoglie di Chemello arriveranno a Sarcedo giovedì sera, dopo essere state esumate dal cimitero di Amburgo, dove il soldato era stato sepolto nel 1958, e là rimasto senza che nessuno ne fosse a conoscenza per lungo tempo. Venerdì mattina saranno portate in sala consiliare del municipio, dove rimarranno anche sabato, protette da un picchetto d’onore. I cittadini potranno rendere loro omaggio sia venerdì che sabato dalle 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 20.

Domenica mattina alle 10 ci sarà il culmine della cerimonia d’onore, con onorificenze, il saluto delle autorità e sfilata della banda, con messa solenne nella chiesa di Sant’Andrea alle 11.30 e sepoltura nella tomba della famiglia Chemello nel cimitero di Sarcedo.

Lo sfortunato soldato, le cui ultime ore di vita sono riemerse solo recentemente dal diario di prigionia di un vicino di casa dei Chemello, Luigi Santacaterina, con lui al momento della morte, riposerà vicino alle spoglie della moglie.

‘Non so descrivere quello che stiamo provando – ha detto la moglie di Giorgio Chemello, raggiunta al telefono – un misto di gioia, ansia e sofferenza insieme per non aver portato a casa le spoglie di Giuseppe prima. L’emozione in questo momento è fortissima’.

‘Finalmente Giuseppe torna a casa – ha dichiarato il sindaco Luca Cortese – e avrà una degna sepoltura nella tomba di famiglia. La moglie ne sarebbe stata contenta, so che i figli sono commossi, e noi come comunità diamo un doveroso saluto a una persona che non voleva certo morire in guerra, ma tornare a casa dalla sua famiglia. Noi possiamo solo dare con questa cerimonia una carezza e un abbraccio ai familiari. Spero che molti cittadini, associazioni e le scuole vengano a salutarlo nella camera ardente e durante la cerimonia di commemorazione’.

 

Marta Boriero