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Qualità dell’aria, lo sfogo della Regione Veneto: “Quanto chiede Europa è irrealizzabile”

“Ciò che chiede l’Europa è irrealizzabile in generale, assolutamente impossibile per chi vive nelle regioni facenti parte del Bacino Padano, nelle quali a prescindere da qualsiasi sforzo messo in campo, comunque doveroso, a causa della geomorfologia del territorio e della forte antropizzazione, il raggiungimento di alcuni standard non è fattibile nemmeno se svuotassimo il territorio, come dimostrano anche autorevoli studi scientifici. D’altro canto basterebbe pensare, a titolo di esempio, che durante il Covid il traffico si era ridotto del 90 % ma i Nox solo del 40%”.

Lo ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, in occasione Stati Generali della Green Economy in corso a Rimini, intervenendo nella sessione speciale dedicata alla Conferenza nazionale sulla qualità dell’aria, ricordando la difficoltà per gli amministratori di muoversi tra normative contrastanti e spesso di difficile applicazione.

Nonostante ciò l’assessore ha ricordato gli sforzi messo in campo, in primis dal Veneto, per attenuare l’inquinamento. “Non siamo certamente all’anno zero- ha aggiunto Bottacin-, basti pensare che come Regione già nel 2006 avevamo adottato un piano per il risanamento dell’aria di cui abbiamo attuato oltre settanta misure per quasi due miliardi di investimenti. Ma andare oltre certi limiti è impossibile. E per capirlo è necessario un approccio non limitato alla sola qualità dell’aria tout court, ma vanno considerati tutti gli aspetti. Si pensi a un’auto elettrica, di cui è profondamente sbagliato parlare di emissioni zero: usura gomme e pastiglie e polvere sollevata sono maggiori rispetto alle altre auto, in quanto quelle elettriche pesano di più, e ciò incide anche sulla qualità dell’aria”.

L’assessore ha infine rimarcato come “anche il governo nazionale debba fare la sua parte: a noi sono stati imposti dodici mesi dal decreto, ma altrettanto dovrebbe valere per l’aggiornamento del piano nazionale, perché alcuni aspetti non possono essere regolati a livello regionale, come ad esempio i limiti di velocità o le accise. Lo stesso dicasi per l’Europa, che dovrebbe incentivare, come fa in altri campi, le azioni di cui chiede l’applicazione. È dunque necessaria una visione partecipata a trecentosessanta gradi”.