Il caldo segna il passo alla bella stagione. Un alito di vento  fa svolazzare pagine di un giornale lasciato sul tavolino di un bar. Si ferma sulla notizia che cruccia parecchi ristoratori: ‘mancano camerieri’. Non si trovano insomma quegli ‘sfaticati’ che non accettano di scorrazzare tra i tavoli a pochi euro all’ora. Così i ragazzi di oggi ne escono fotografati, ma non tutti sono così. Perché ci sono quelli che accettano la paga a chiamata, ovvero quelli tentano il tutto per tutto e fanno da sé. Come il 25enne Matteo Rosa di Piovene Rocchette che, dopo 10 anni passati tra cucina e sala, decide di mollare tutto e provarci da solo. “Mi metto in proprio e apro il mio food truck:  alla guida del mio camioncino cucino burger”.

 

Nel suo racconto la storia di un giovane che riflette l’immagine di molti altri suoi coetanei, che sin da subito cercano lavoro per non pesare sulle spalle della famiglia o per la voglia di indipendenza. “L’ho fatto per cominciare ad essere autonomo quanto prima così, a 15 anni, ho cominciato a pelare pata nella cucina di un ristorante”. Inizia così il suo racconto Matteo che, senza tralasciare gli studi, ha sempre accettato le proposte di lavoro.

“Di anno in anno la mia mansione è poi cambiata, arrivando a fare il cuoco e, per due anni, lavorando anche in una macelleria a Caltrano dove ho scoperto la mia passione: la carne. Grazie a Federico Dal Lago, che mi anche portato a vedere la produzione delle carni per i maggiori big del food, ho imparato tutto quello che potevo nell’arte della macelleria-continua-Poi, di necessità ho fatto virtù: sono tornato a fare il cuoco in un locale a Thiene fino al novembre di due anni fa quando alla fine mi sono trovato col contratto scaduto e non rinnovato”. Senza un contratto di lavoro, e con la pandemia da Covid che metteva in crisi il settore, Matteo non si da’ per vinto e pensa al futuro. “Sapevo di poter tornare a indossare il grembiule e cucinare per qualche ristoratore, ma sentivo forte in me la voglia di aprire un’attività tutta mia”.  Inizia così la ricerca di Matteo del posto giusto dove aprire il suo locale, fino a quando “un anno fa scatta in me l’idea di aprire un food truck: cucinare e vendere burger direttamente dal mio camioncino-racconta ancora-Più facile a dirsi che a farsi, ma non mi sono mai arreso: prima di tutto c’è la burocrazia da affrontare, oltre a fare analisi dei costi e business plan. Ma alla fine il mio progetto imprenditoriale è talmente piaciuto alla banca che in poco tempo ho ottenuto l’ok per il finanziamento e mi sono messo in moto: la prima cosa che ho fatto è stato l’acquisto del camioncino”.

“Sono uno cuoco alla guida”. Trovato il mezzo, per Matteo sono iniziati i lavori di allestimento: “l’ho voluto tutto rosa, come il mio cognome, facendolo attrezzare di tutto punto: dalla griglia alla friggitrice, dal frigo al bancone-specifica mettendo a nudo la sua anima green-Il mio è un food truck sostenibile: alimentato elettricamente e plastic free”. Col camioncino in officina per il restyling, Matteo si è dato da fare col menù: “la parte più divertente, dove ho dato sfogo alla mia passione, la carne e creando un’offerta di burger che sono sicuro accontenterà i miei clienti”. Giovane e con tanta voglia di fare, Matteo Rosa strizza l’occhiolino al suo futuro come il logo che si è fatto per il suo Pep’s, “a dire il vero l’ha creato Lorenzo De Pretto, il papà di Prezzemolo di Gardaland: guardando le mie foto sui social ha notato che faccio sempre l’occhiolino e così m’ha disegnato”. Tra zone industriali e scuole, da Carrè a Thiene, da Schio a Breganze, da Zugliano fino a Malo, Matteo si sposta continuamente alla guida del suo camioncino rosa: “sia il pranzo che la cena: ogni giorno sono pronto a cucinare i miei burger che si possono mangiare sul posto, o portare via, ordinando dalla web app dove si può anche pagare direttamente-conclude lucidando a specchio il bancone-Capisco che ci possano essere ristoratori che lamentino una carestia di personale, ma è anche vero che si sono molti ragazzi e ragazze che hanno voglia di mettersi in gioco o crearsi una indipendenza economica, anche se piccola, dalla famiglia. Pensando alla mia storia personale posso comunque dire che ciascuna esperienza fatta ha contribuito ad arricchire il mio bagaglio, ancor più del portafoglio-conclude Matteo Rosa- È chiaro che certi stipendi, dei quali i giornali parlano, ci sono sempre stati. Il problema principale è che questi ragazzi vengono pagati troppo poco rispetto al lavoro fatto, con un contratto base per le ore ordinarie mentre il punto di domanda sorge sempre sugli extra. C’è chi li mette in cedolino, chi li paga fuori o chi proprio non li paga, costringendo quindi il cuoco, il cameriere o il lavapiatti a scendere a patti per mantenere il posto di lavoro”.

di Redazione AltovicentinOnline

 

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