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Piovene. ‘La nostra medicina integrata rovinata dalla burocrazia’. La denuncia

La burocrazia sembra essere il gigante che attanaglia i pazienti del centro di medicina integrata a Piovene Rocchette, nato nel 2014 nella sede del distretto socio-sanitario di Piazzale Vittoria per snellire la rete assistenziale e che oggi ospita 5 medici di base e numerosi servizi per tutta la popolazione.

A denunciarlo in una lunga e accorata lamentela postata su facebook è Renato Trombin, già presidente dell’associazione di volontariato a favore dei disabili ‘Sport insieme’, ma ‘cittadino semplice’ alla sua personale esperienza in una spirale di lungaggini e tira molla, che ha il sapore di una vera e propria odissea dall’epilogo incerto. ‘La medicina integrata a Piovene è un esempio paradossale di quanta burocrazia e mal funzionamento esista – ha esordito Trombin in un post su facebok – vi racconto la mia esperienza accaduta a mia madre di 91 anni, che dura ormai da un mese’.

Il racconto dà quasi una sensazione di claustrofobia. La madre di Trombin soffre di demenza senile, non sta bene, non si muove e non riesce a mangiare. Dopo che la guardia medica ha constatato che i valori sono stabili, spiega il figlio, va dal medico per un consulto, ricevendone solo ‘l’aiuto’ per una telefonata al 118 con la richiesta di ricovero non urgente. La madre viene ricoverata per 10 giorni. ‘Il reparto medicina – racconta Trombin – dopo tutti gli esami, tac, etc. e dopo aver riscontrato una lieve ischemia ritiene, d’accordo con noi, di dimetterla e riportarla a casa e nel foglio di dimissioni, evidenzia una terapia idratativa (non potendosi mia madre alimentare con facilità) senza scadenza e una terapia di alcuni farmaci. La paziente inoltre non deambula più, si muove a fatica’.

Trombin torna dal medico di famiglia, che ora è in ferie. Il sostituto, riferisce sempre Trombin, rintracciato dopo due giorni di telefonate al call center, legge il foglio di dimissioni e commenta che è meglio aspettare il ritorno del medico titolare. Passano 5 giorni, il medico rientra dalle ferie. in visita a casa della paziente, legge il foglio di dimissioni, non visita fisicamente la signora ma se ne va. ‘A distanza di ben 11 giorni – replica Trobin – i flebi forniti dalla Ulss/Adi terminano, e l’infermiera stessa fa presente al medico che a loro serve una impegnativa per fornire i flebi. Il medico risponde che ‘…prima di continuare la terapia devo visitarla’. Ma una paziente in queste condizioni di non alimentazione non deve trovarsi nella situazione che qualcuno debba verificare se deve continuare la terapia o meno! Comunque dico: va bene, venga a visitarla, le porte a casa mia nessuno le chiude per impedire una visita al medico’.

‘E invece no – continua Trombin – perché il medico aspetta che qualcuno gli telefoni per fissare la visita domiciliare. Quindi dobbiamo chiamare e richiedere noi la visita. Ma è il medico che vuole visitarla e quindi perché tutta questa burocrazia? Il medico sta in questo momento causando l’interruzione della terapia, necessaria e importantissima, semplicemente perché aspetta che un familiare telefoni per richiedere una visita a casa che sta volendo lui e non noi. Lui non considera che a casa le persone hanno un lavoro, devono chiedere permessi. Muoversi con una persona in queste condizioni è critico e impegnativo, non serve tutta questa burocrazia con gli strumenti telematici. Deve fare una impegnativa da consegnare al distretto e fa muovere i familiari per andare in studio, prendere l’impegnativa e consegnarla al piano sottostante. Questo è assurdo! Siamo e sono ormai esasperato. questa medicina integrata non ha fatto altro che eliminare i svariati affitti dei vari locali sparsi per Piovene dove erano ospitati gli studi e ambulatori medici, raggruppandoli in una unica struttura (Ulss) ma senza un vantaggio evidente. Va a finire che denuncio qualcuno per interruzione di terapia e omissioni di atti di ufficio! Signori, un consiglio: non ammalatevi, starete meglio!’.

 

Marta Boriero