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Piovene. Appello a Don Pozza: “Voglio portare il cielo e le stelle dentro al carcere”

Ha portato le stelle in chiesa a Grumolo e nel reparto di Pediatria dell’ospedale di Santorso e ora il suo progetto si rivolge a chi è rinchiuso tra quattro mura.

“Vorrei portare il cielo stellato all’interno del carcere Due Palazzi di Padova e spero che Don Marco Pozza possa aiutarmi nel realizzare questo mio sogno”, ha spiegato Gianluca Di Luccio, presidente del Gruppo Astrofili Sagan di Piovene Rocchette, che da anni si dedica ad far conoscere l’astronomia grazie al suo planetario itinerante, che per lui, oltre ad uno strumento di lavoro, è a servizio della comunità per aiutare chi ne può avere bisogno.

Reduce da due giornate intense con i bambini ricoverati in ospedale a Santorso, che hanno potuto distrarsi, curarsi, farsi medicazioni e prelievi osservando le stelle e assistendo ad una lezione di astronomia fatta apposta per loro dal ‘Dottor G’, Di Luccio ora vuole dare una mano a chi passa le giornate rinchiuso e per recuperare fiducia e buona volontà nei confronti della vita, potrebbe avere bisogno di sentirsi più vicino alla volta celeste.

“L’Astro-Terapia è stata utile ai piccoli pazienti della Pediatria – ha commentato Di Luccio – Tutti hanno apprezzato la visita all’interno del planetario e le lezioni in camera. Ripeteremo l’esperienza appena possibile”.

Dopo aver installato il planetario itinerante in chiesa a Grumolo, facendo coesistere scienza e religione nello stesso spazio e dopo aver portato le stelle in ospedale, la ‘funzione sociale del planetario’, potrebbe aiutare i carcerati.

“Vorrei portare il planetario nel carcere Due Palazzi di Padova e sarei immensamente onorato se Don Marco Pozza mi potesse aiutare – ha commentato Di Luccio – Vorrei far vedere il cielo e i fenomeni celesti a chi il cielo non lo ha mai visto, o non ci ha mai fatto caso. Vorrei alimentare la speranza che un giorno possano tornare a rivederlo, perché nella vita si può sbagliare ma è giusto restituire l’occasione e la possibilità di ricominciare”.

Da qui l’appello diretto al cappellano del carcere, impegnatissimo in attività religiose anche a livello televisivo, ma sempre disponibile a dare conforto alla comunità.

“Guardare le stelle fa bene, è una terapia – ha concluso Di Luccio – Sono convinto che anche ai carcerati farebbe bene. In tutti i sensi”.

Anna Bianchini