La Pedemontana Veneta incassa di fatto il via libera del Governo, a pochi giorni dalla stangata che aveva ricevuto dalla Corte dei Conti.
Un’approvazione dell’esecutivo per i 94 chilometri che tagliano da est a ovest il Veneto, collegando le province di Vicenza e Treviso. Nessuna obiezione quindi per l’infrastruttura, dopo il via libera ottenuto col Def (documento di economia e finanza).
Un’arteria che per il Governo, soprattutto per il grillino Toninelli a capo delle infrastrutture, non necessita di ulteriori verifiche.
Placido e soddisfatto il governatore Luca Zaia, mentre sulla sua scrivania giacciono ancora i documenti della Corte dei Conti. Una lunga relazione in cui venivano messe in evidenza alcune criticità, legate alla Pedemontana. A partite dal contratto di concessione tra Regione ed il gruppo Sis (la ditta che costruisce la prima superstrada a pagamento in Italia), passando per una valutazione d’impatto ambientale che non sarebbe ancora stata conclusa.
“Non abbiamo nulla da nascondere – ha commentato Zaia ai microfoni di Antenna3 – E’ un’opera strategica che abbiamo salvato dall’incaglio”.
Un’opera miliardaria che ha sempre sollevato forti perplessità in Regione, creando nel tempo spaccature tra Lega e M5S. “E’ uno scempio ambientale” ribadiva sempre in passato Jacopo Berti, promettendo battaglia a Roma. Ma così non è stato. Il suo ‘collega’ di partito Toninelli non ha alzato un ciglio, concorrendo al via libera della Pedemontana.
Dal canto suo il governatore del Veneto non le manda a dire, “se qualcuno ha da lamentarsi vada in Procura per fare punire i responsabili – conclude – Ma la Pedemontana e un ‘palazzo di cristallo’ trasparente. Tutto è in regola, i conti pure”.
Reazioni in Regione: “I grillini si inchinano alla Lega”
“Mentre il M5S che sta al governo del Paese dimostra di contare come il due di briscola, i grillini veneti che siedono in Consiglio regionale si rivelano del tutto inaffidabili: a partire dal consigliere Berti, avevano garantito che il ministro Toninelli avrebbe messo al setaccio la Pedemontana ed invece le cose sono andate in tutt’altro verso. Davvero un disastro di incoerenza e debolezza: un vero inchino alla Lega padrona”.
Così i consiglieri regionali di opposizione, Andrea Zanoni (PD, vicepresidente della commissione Ambiente) e Cristina Guarda (AMP), commentano i contenuti del Documento di economia e finanza, che ha escluso la Superstrada Pedemontana Veneta tra le opere da sottoporre all’esame costi-benefici.
“Dunque zero verifiche e zero controlli, nemmeno dopo che la Corte dei Conti ha nuovamente sollevato, pochi giorni fa, una serie di critiche circostanziate che hanno come unico comune denominatore quello del rischio di impresa spostato dal privato al pubblico. Senza contare il fatto che mentre il costo dell’opera è inferiore a tre miliardi, con l’ultima convenzione la Regione ne sborserà dodici. La Regione governata dalla Lega rimane silente di fronte alle richieste di chiarimento della magistratura: ora il governo completa l’opera mettendoci sopra una pietra tombale che punta a zittire tutte le gravi incongruenze, destinate ad essere caricate sulle spalle e sulle tasche dei cittadini”.
Salvini ‘padre padrone’
Secondo Andrea Zanoni “L’unico che detta legge è Matteo Salvini che il mese scorso è venuto in Veneto a dire che la Pedemontana è un modello per l’Italia. Bel modello sì, ma di disastro economico, visto che la concessione mette a repentaglio le casse del Veneto dal 2020 al 2059”. Contemporaneamente l’esponente dem ricorda che “il precedente governo si era mosso concretamente sul fronte della Pedemontana, con il ministro Delrio che mise fine alla problematica gestione del commissario straordinario Vernizzi”.
Da parte sua Cristina Guarda si dice “basita per la scelta del governo di abbassare definitivamente la guardia su un’opera che farà guadagnare al privato 12 miliardi senza alcun rischio di impresa e che farà pagare all’utenza, pure ai residenti, pedaggi del valore doppio rispetto alla A4. Col risultato che si vanificherà anche l’obiettivo di sgravare dal traffico i centri cittadini, visto che il grosso degli automobilisti non potrà sostenere queste spese sproporzionate per viaggiare. La verità è che non esiste opera in Italia che ha più bisogno di revisione”.
di Redazione AltovicentinOnline