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Pedemontana, ecco quanto costa. “ Non è green, ma green washing”

Dal 27 novembre si può arrivare a Bassano del Grappa molto più velocemente, grazie all’apertura del tratto della Superstrada Pedemontana Veneta che collega Breganze con Bassano. Si è così congiunta una buona parte dell’alto vicentino che ora, dal casello di Malo aperto a giugno di quest’anno, a Bassano del Grappa, permette di percorrere in soli 17 minuti il tragitto che prima richiedeva almeno 45 minuti.

Ma quanto costa questo risparmio di tempo?

Il costo del pedaggio naturalmente varia a seconda della tratta e dal mezzo che si utilizza.

Con un’autovettura, chi parte da Malo ha la possibilità di uscire sulla Valdastico, il costo del pedaggio è di 1,50€. Se si decide di proseguire fino a Breganze, l’importo è di 2,20€. Per uscire a Colceresa-Pianezze-Marostica il costo è di 3,20€ mentre per raggiungere Bassano del Grappa ovest, si pagano 4,50€.

Per chi arriva da Bassano le tariffe sono le stesse così così suddivise:

Da Bassano Ovest a Colceresa-Pianezze-Marostica 1.30€. La tratta Bassano-Breganze costa 2,30€, arrivare al casello della Valdastico da Bassano si paga l’importo di 3,50€.

Per avere maggiori informazioni sui costi del pedaggio in base alla tipologia di veicolo, è disponibile sul sito della società superstrada pedemontana veneta, l’apposito calcolatore (non ancora aggiornato con la nuova tratta aperta fino a Bassano) dove si potrà verificare il costo per percorrere la nuova arteria pedemontana.

L’opposizione: ‘Ai veneti non serve la favola della Pedemontana’

“Penso che i veneti abbiano, oggi più che mai bisogno di parole di verità. Invece ci viene raccontato che la Pedemontana, una colata di cemento di quasi 100 km sulle campagne venete, solcata dai fumi di auto e TIR, sia un’opera a basso impatto ambientale. Oltre al danno, la beffa: si invitano i veneti ad usarla per permettere alla Regione di ripagare, grazie ai salati pedaggi, un’opera troppo costosa e che continueremo a pagare nei prossimi anni, togliendo risorse ad altri servizi essenziali”. Lo afferma la Consigliera regionale Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che aggiunge: “L’inutilità dell’opera, i cui ingenti investimenti sarebbero dovuti andare invece a finanziare nuovi treni, nuovi bus per il traporto pubblico, a una idea di mobilità più moderna, è da sempre denunciata da molti tecnici e cittadini. Adesso non ci resta che finirla al più presto, dopo 10 anni in cui i lavori hanno creato e stanno creando ancora problemi a non finire”.

“Quello che però è intollerabile – evidenzia la Consigliera – è che un’opera che inizialmente doveva essere a pedaggio zero e avere costi molto inferiori si sia trasformata nel tempo in una costosissima autostrada a pedaggi, il cui completamento è stato reso possibile grazie a enormi risorse dei veneti che potevano essere meglio investite. Adesso, consapevole che i flussi di traffico ipotizzati per far quadrare i conti sono forse improbabili, il Presidente si appella ai veneti invitandoli ad utilizzare la Pedemontana, perché con i loro pedaggi permettano di mettere una pezza al probabile enorme buco di bilancio che si profila”.

“L’invito ai veneti, per la salute di tutti – conclude Ostanel – dovrebbe essere invece ad usare i treni e i mezzi pubblici: nei prossimi anni servono forti investimenti per migliorare la rete ferroviaria regionale, realizzare la metropolitana di superficie a vantaggio dei pendolari che vivono fuori dalle città capoluogo, finanziare maggiormente il trasporto pubblico locale per avere più corse, utili anche a diminuire gli affollamenti in epoca di pandemia, e attivare il biglietto unico regionale. Ricordiamo che l’Emilia Romagna, vicino a noi, ha già attivato il biglietto gratuito per gli under 14”.

“Quando è stato inaugurato  il tratto di Pedemontana Breganze – Bassano. Per l’occasione il Presidente della Giunta regionale Luca Zaia ha dichiarato trionfalmente che si tratta di una ‘Autostrada attenta all’ambiente’. Questo perché riduce le emissioni di gas di scarico visti i periodi di percorrenza più brevi e più fluidi rispetto alle strade ordinarie, e perché lungo la tratta sono stati piantati 32.845 alberi. Il tempo delle favole”. Interviene sul tema la consigliera regionale Cristina Guarda (Europa Verde), che aggiunge: “Dieci minuti di tempo risparmiato a fronte di un costo di euro 4 per percorrere soli 25 Km. Non solo, 120 euro al mese, per un lavoratore pendolare e 823 ettari di terreno cementificato per costruire la super strada pedemontana!”.

Opera sia per l’ambiente e per il portafoglio davvero sostenibile?

“Domanda lecita chiedersi – prosegue la consigliera – se quest’opera sia per l’ambiente e per il portafoglio davvero sostenibile? La risposta è negativa. Alla faccia della sostenibilità ambientale ed economica! Come fa ad esserlo se che è costruita interrata in una zona in cui la falda è a soli pochi metri dalla superficie: una barriera che chissà quali conseguenze causerà in territori già colpiti da allagamenti, smottamenti, esondazioni… lo abbiamo già visto: il capro espiatorio è l’agricoltura per giustificare allagamenti dovuti alla cementificazione della rotatoria di entrata al casello di Breganze!”.

“Come può questa opera essere attenta all’ambiente se a Malo, le polveri che il cantiere continua ad alzare, magari in barba alle norme di sicurezza, rendono irrespirabile l’aria per livelli di Pm10, Pm2.5 e metalli?”.

“Una serie di domande a cui rispondere – prosegue la consigliera -. Come fa questa opera, ad essere attenta all’ambiente se in zona naturale protetta, a Cornedo Vicentino, cementifica terreno e argini del Poscola per non far crollare la galleria. Come fa ad essere rispettosa dell’ambiente se per la fauna selvatica non prevede alcun ‘passaggio ecologico’ a protezione, dato che diviene barriera invalicabile, mentre per proteggere i volatili dagli schianti sulle barriere acustiche non sono bastate nemmeno le denunce”.

“Insomma -esclama la consigliera – l’escursione tra gli alberi preferiremmo farla sui sentieri del nostro Altopiano, non di certo pagando 95 km di una superstrada al pari di un volo low cost in aereo: quasi 17 euro per le auto, 28 per un camion”.

“Impariamo ad investire su opere utili e a impatto limitato sull’ambiente. Investiamo sulla metropolitana di superficie favorendo anche il trasporto privato elettrico. Questo per la salute dei Veneti e per il bene anche del loro portafoglio!”, conclude Cristina Guarda.

Davide Sguazzardo: l consumo zero di suolo continua a restare solo sulla carta

L’edilizia abitativa dovrebbe riqualificare l’esistente, ma c’è ancora troppo invenduto e troppi lotti edificabili in attesa, il che lo rende poco conveniente.

I capannoni industriali vengono lasciati vuoti per tenere edificato un terreno con prefabbricati di poco valore costruttivo.
In questo contesto marcato dall’abbondanza del costruito, Asvis (Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile) ci ricorda che, per raggiungere gli obiettivi 2030 fissati dall’Onu, dobbiamo ridurre il suolo impermeabilizzato e beneficiare della sua capacità di mitigare eventi meteorologici estremi, oltreché di assorbire l’inquinamento.

Non possiamo più permetterci terreni edificati che vengono tenuti impermeabili in attesa di un futuro aumento di valore, quando quel valore immobile si può smobilizzare.
Oggi è urgente avere terreno permeabile per mitigare eventi meteorologici con energia superiore a quella del passato.

‘La regione con l’incremento di consumo del suolo più alto è proprio il Veneto’

Asvess, la declinazione regionale di Asvis, sta collaborando con la giunta regionale nell’iniziativa venetosostenibile.regione.veneto.it, ed ha individuato, fra i traguardi dell’Agenda 2030 sui quali il Veneto è più in ritardo, proprio la lotta all’impermeabilizzazione del suolo.

Per combatterla con più efficacia sarebbe utile un mercato regionale dei crediti edilizi da rinaturalizzazione del suolo che funzioni veramente.
Pur essendo stato oggetto di legge nel 2004 e poi di nuovo nel 2017, infatti, in Veneto non è mai partito un vero mercato dei crediti edilizi per suolo rinaturalizzato: nella sua offerta era vincolato a innumerevoli limitazioni ed era ancora privo di una domanda reale.

Sul lato della domanda si potrebbe fare molto con un piano regionale che leghi le nuove opere pubbliche, nonché le richieste di modifica della destinazione d’uso e della cubatura edificabile, alla richiesta di compensazione con crediti edilizi derivanti da suoli riportati a permeabili sul territorio regionale.

Per costruire una strada, ad esempio, o un parcheggio, andrebbero preventivati nel progetto la demolizione e naturalizzazione di un suolo altrettanto esteso, da trasformare in campo o in parco.
Stessa compensazione per chi chiede variazioni urbanistiche d’uso o per aumentare in altezza i volumi edificabili di una proprietà, che si tratti di un privato o di un ente pubblico.

Sul lato dell’offerta, la richiesta di nuove opere pubbliche, ampliamenti volumetrici verticali, o variazioni d’uso di proprietà, come alternativa alla compensazione diretta, creerebbe una maggiore convenienza alla riqualificazione dell’esistente, ma allo stesso tempo genererebbe un’offerta di crediti edilizi da parte di proprietari di edifici abbandonati, di costruzioni di basso valore, e di ogni altro terreno impermeabilizzato ma inutilizzato.
Oggi ci sono proprietari che non riportano a parco o campo per non perdere il valore dell’edificabilità: smobilizziamo quel valore con la possibilità di incassarlo oggi, senza aspettare che chissà quando parta una domanda per quei metri edificati.

Un terreno che rimane impermeabilizzato in attesa di una resa futura non ce lo possiamo permettere, in un ambiente già fin troppo urbanizzato.

Con un mercato dei crediti edilizi funzionante, al contrario, ci sarebbe una domanda che valorizza subito l’investimento immobilizzato, e che potrebbe diventare anche maggiore se quel credito edilizio fosse indispensabile per completare la progettazione di una strada necessaria, o di un ampliamento volumetrico in altezza approvato, in un contesto dove il valore della cubatura edificata è maggiore.
Pensate allo stato di abbandono edilizio di alcune zone e alla richiesta di riqualificazione di altre più servite per servizi pubblici.

Vero consumo zero del suolo, per una regione come il Veneto che cresce nel consumo reale di suolo, significa creare incentivi alla domanda di compensazione, per rendere conveniente la naturalizzazione dell’inutilizzato; smobilizzare il valore dell’impermeabilizzazione al proprietario di un terreno che può subito tornare permeabile, invece di avere cemento in attesa di un valore di vendita che non tornerà forse più.

La cubatura, in una regione già così tanto edificata, è un valore di scarsità che va smobilizzato, reso produttivo.
Uno sviluppo sostenibile ha bisogno di produttività dei fattori che creano valore. Non possiamo immaginare capannoni di magazzini sottoutilizzati o vuoti, e allo stesso tempo mancanza di terreno permeabile utile a contrastare gli eventi meteorologici estremi.
Non possiamo avere edifici vuoti — perché inagibili o non convenienti per l’affitto — quando la stessa superficie può essere la condizione per compensare opere di pubblica utilità in regione, oppure per ampliamenti in verticale in zone dove la domanda di abitazioni è più alta.

Sviluppo sostenibile è dare valore agli elementi che compongono la produzione, e anche l’immobile è un fattore della produzione. Un elemento che, in un contesto di forte consumo del suolo, dovrebbe ricevere tutta l’attenzione possibile, affinché abbandono, inutilizzo o sottoutilizzo siano disincentivati.

Un terreno impermeabilizzato ha l’esigenza di essere produttivo perché toglie all’ambiente la capacità di assorbire inquinamento ed eventi meteorologici. Quindi il mantenimento di immobili in abbandono, o il loro uso a basso costo come magazzini di scarsa produttività, devono essere disincentivati.

Per migliorare la legge sul consumo di suolo propongo quindi:

– Registro dei crediti edilizi esteso su base regionale invece che solo provinciale/comunale

Le quote di “acquisto” dei crediti edilizi vanno calmierate con percentuali diverse a seconda che si tratti di province confinanti (maggiori) o non confinanti (ridotte) per evitare eventuali squilibri eccessivi.

– Libera scelta del proprietario su quale fabbricato demolire per ripristino suolo permeabile, e non solo su quanto pianificato dal Comune.

– Obbligo di compensazione, su tutti i nuovi progetti di opere pubbliche, della nuova superficie impermeabilizzata, tramite accesso al registro dei crediti edilizi o tramite interventi diretti di rinaturalizzazione di suolo edificato in regione.

– Stesso obbligo per privati che chiedono cambio d’uso del suolo o ampliamento volumi edificabili in altezza.

– Blocco regionale di nuovi piani ampliamento zone edificabili, per un vero consumo suolo zero.

 

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