La soluzione per evitare la fuga dei medici ospedalieri, che sempre più spesso passano al privato o lasciano appena raggiungono l’età pensionabile, è di “nobilitare la professione”, in particolare quella del “prontosoccorsista e del medico del 118”, che sono poi le più colpite dal fenomeno. Lo spiega alla ‘Dire’ Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici di Venezia, secondo cui è necessario prevedere “una importante valorizzazione economica e la possibilità di avere un’evoluzione di carriera”, in modo che quello del medico ospedaliero torni ad essere “un ruolo desiderabile nell’immaginario collettivo”, con stipendi alti e “determinati standard di riposo”. In caso contrario arginare la fuga di medici verso il privato sarà difficile, dal momento che lavorando come libero professionista si prende “anche due volte quello che si prende da dipendenti”, senza peraltro avere gli stessi vincoli a livello di presenza e turni.
“Il Veneto qualcosa può fare da questo punto di vista, dal momento che ora spende per il personale sanitario meno di Emilia-Romagna e Piemonte, che hanno meno abitanti”, e che secondo una recente indagine realizzata dalla federazione Cimo-Fesmed, ben l’89% dei medici ospedalieri veneti lascerebbe il posto se potesse farlo, un valore più alto del 17% rispetto alla media nazionale, conclude Leoni.
Zaia: ‘Facciamo attenzione ai numeri’
“In questi giorni leggo sui giornali titoli del tipo “I medici fuggono dai reparti”. Se vogliamo parlare dei problemi della sanità, parliamone, ma con numeri reali alla mano. E i numeri ci dicono altro. Cito un dato: dal 31 dicembre 2019 al 31 dicembre 2021 in Veneto ci sono 85 medici dipendenti in più. Non solo, anche il saldo tra assunti e dimessi parla chiaro: tra il 2021 e questo scorcio di 2022, 1.820 assunti contro 1.744 dimessi”.
Così il Presidente della Regione Veneto affronta, numeri alla mano, il tema della carenza di medici della sanità veneta, spesso oggetto di polemiche accompagnate da messaggi fortemente allarmistici.
“Anche dal punto di vista del numero di personale – prosegue il Governatore – i nostri numeri rispecchiano le difficoltà riscontrabili in tutta Italia, non la catastrofe che si tende a descrivere”.
“Certo prosegue – ad alcuni concorsi i partecipanti non riescono a coprire il numero di posti richiesti, ma questa è la condizione attuale di totale impraticabilità sul mercato, quindi quei pochi che ci sono riescono a fare scelte professionali che più li aggradano. Tuttavia l’investimento continuo della Regione è sotto gli occhi di tutti, tenendo presente che operiamo all’interno di vincoli contrattuali nazionali. E l’impegno del personale sanitario è massimo, basti ricordare che in tre mesi sono state recuperare 130mila prestazioni rimaste indietro causa Covid”.
“A questo va aggiunto lo straordinario sforzo che stiamo compiendo da più di due anni – conclude il Governatore – per fronteggiare le necessità causate dal Covid”.
Solo per questa emergenza, la Regione Veneto ha effettuato 88 assunzioni a tempo indeterminato; 86 a tempo determinato; 2.261 rapporti libero professionali; 385 rientri in servizio di medici pensionati.