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Niente tamponi dai veterinari: l’Ordine dice “no” a Zaia: “E’ un abuso”

I veterinari veneti dicono “no” alla richiesta del presidente del Veneto Luca Zaia di effettuare tamponi per rintracciare i casi di covid-19.

Non importa quindi che l’uomo sia un mammifero e che i medici in questione si occupino di mammiferi (parole del governatore), per effettuare tamponi a pazienti in carne ed ossa serve ben altro.

Una copertura giuridica ed assicurativa ad esempio ed il fatto di non esercitare un abuso della professione.

“Come categoria professionale, quotidianamente operativa nell’ambito del progetto One Health, siamo sempre stati e saremo disponibili a qualsiasi iniziativa anche emergenziale che riguardi la salute pubblica – ha spiegato Alberto Ansoli, presidente dell’ Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Treviso – Si sottolinea però che, d’altra parte, non possiamo operare al di fuori da quanto previsto dagli strumenti normativi, segnatamente l’art. 348 del codice penale che nel caso specifico riguarderebbe l’abuso di professione medica e infermieristica. Ad integrazione, la sentenza della Corte di Cassazione Sezione Penale 49751/2013 “la laurea in medicina veterinaria non autorizza l’esercizio di atti medici”. Nel caso fosse cambiata la legge, vanno inoltre presi in considerazione gli eventuali aspetti della responsabilità professionale e la copertura assicurativa”.

Zaia aveva annunciato solo mercoledì 4 novembre di voler coinvolgere i medici veterinari nell’ambito dei tamponi, per velocizzare la procedura. “Non è nulla di trascendentale pensare di fare un percorso con i veterinari, se fossero disponibili per fare i tamponi”, aveva detto il presidente del Veneto.

Il ‘no’ definitivo è arrivato in considerazione dell’abuso della professione infermieristica e medica: “Siamo contrari a svolgere funzioni in aree disciplinari per cui non abbiamo competenza né copertura giuridica. Anche le aziende sanitarie dovrebbero riflettere sui rischi e conseguenze che attività svolte al di fuori delle previsioni normative e contrattuali potrebbero avere anche per loro”, ha commentato Maria Chiara Bovo, segretario regionale del Sindacato veterinari di medicina pubblica.