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Nella confusione del sensazionalismo scelgo la pace ed il rigore del lavoro

di Anna Bianchini

Ci voleva lei, nel giorno della festa della donna e di un’isteria collettiva che non s’era vista nemmeno ai tempi dei Beatles, a farci tornare alla normalità.

Nel giorno del decreto che barrica il nord Italia, giorno dei documenti finiti in stampa senza delibera e perfino delle richieste di aiuto alla mafia, dove l’Italia ha dato il peggio di sé proprio quando avrebbe dovuto dimostrare un barlume di serietà, è lei a dirci di “stare calmi ed essere prudenti”.

La salvezza, in Italia, arriva ancora una volta da un’infermiera. Una collega di quella che ha capito che il Coronavirus era arrivato nel Belpaese e che si sarebbe presto espanso, come il polline a primavera.

Lei, con la mascherina ancora addosso e la testa ‘crollata’ sul pc. Ancora una donna, come le tre donne che hanno isolato il virus per prime, una delle quali si è beccata il “contratto a tempo indeterminato” come premio e invece di indignarci abbiamo esultato perché non abbiamo, ancora una volta, capito niente di quanto ‘basso’ sia il nostro sistema.

L’immagine simbolo del Coronavirus è lei. Un’infermiera stanca, stremata dal lavoro, forse anche dalla preoccupazione. Forse a casa ha marito e figli ad aspettarla, forse un gatto, forse i genitori anziani o una zia zitella. Lei comunque è lì, attaccata al suo lavoro, nella sanità pubblica italiana, tanto amata dai cittadini e detestata dai politici, tanto celebrata all’estero e al limite del collasso in patria, tanto “servizio” quando c’è da parlarne in pubblico e tanto “azienda” quando c’è da fare i conti.

Se oggi in Italia fossimo stati tutti ‘lei’ probabilmente in pochi giorni il virus si arrenderebbe e diventerebbe facile combatterlo. Invece ognuno di noi è stato ‘io’ e siamo ancora nella merda, più di ieri e sicuramente meno di domani.

Sono stati ‘io’ quei politici che hanno diffuso un decreto prima dei tempi ordinari e sono stati ‘io’ i giornalisti che lo hanno sbattuto a destra e a manca. Sono stati ‘io’ tutti quei cittadini che hanno preso d’assalto i treni per tornare a casa, driblando la quarantena. Sono ‘io’ quelli che vanno al supermercato e non rispettano le minime norme di igiene e sicurezza e sono sempre ‘io’ quei leoni da tastiera che pontificano senza sapere nulla, che insultano gli altri senza mettere in discussione sè stessi, che hanno permesso ai politici di politicizzare quanto di più democratico ci sia: un virus.

Al termine di questa giornata, rimane lei a darci lo stimolo. Lei, che si è piegata solo per riposare e si rialzerà in ansia, consapevole di dover recuperare quei minuti di sonno. E poi ci dovrebbero rimanere una serie di domande: tipo se abbiamo fatto abbastanza nel nostro piccolo, se abbiamo rispettato il prossimo, se abbiamo rispettato le regole imposte da qualcuno che senz’altro ne sa più di noi. E se tutte queste domande dovessero avere una risposta negativa, allora facciamo silenzio e ispiriamoci a lei. Che fa il suo dovere nonostante noi.

Anna Bianchini