Una serata da protagoniste vissuta con il cuore umano, come solo le donne che hanno vissuto una vita vera possono fare. E una platea travolta da emozioni e risate, perché la vita vera può fare piangere, ma tra le lacrime c’è sempre il posto per una bella risata.
Venerdì sera, nella sala parrocchiale di Cogollo del Cengio, 5 donne ‘speciali’ hanno raccontato le loro vite durante un incontro organizzato dal gruppo Viva Cogollo.
‘Tutte le donne sono speciali’ il tema dell’incontro, condotto da Marco Zorzi, consigliere di minoranza a Cogollo del Cengio e Tiziana Occhino, sindaco di Arsiero, che hanno avuto come ospiti Marcella Zordan Borgo, Maura Fontana, Rosa Natalia Bandiera, Daniela Sbrollini e Jesusleny Gomez, che a turno si sono raccontate, rispondendo a domande molto intime.
Al centro della scena una borsa, amica fedele di ogni donna e custode del suo piccolo mondo portatile.
“La mia borsa è molto pesante – ha spiegato Marcella Zordan Borgo, madre di due ragazzi disabili – Ma se tornassi indietro rifarei tutto. Ho goduto ogni attimo della nostra vita, dell’ironia del figlio che è disabile fisico ma di testa c’è eccome. Mi sembra di avere fatto solo cose normali, madre si diventa giorno per giorno e mi dispiace quando a me e mio marito dicono che siamo bravi. Sono i nostri figli, è questa la nostra vita. In realtà, siamo tutti diversi”.
“Nella mia borsa ci sono molte lacrime – ha raccontato Rosa Natalia Bandiera, giornalista e madre di un ragazzo autistico – Il mio lavoro però mi ha aiutata a rinascere, però non metto mai a nudo me stessa perché mi sono accorta in anni di professione che per molti è facile strumentalizzare le debolezze di una donna e metterla in discussione professionalmente con la scusa del suo problema”.
“Vivo cinque quarti di vita – ha spiegato Maura Fontana, impiegata in comune, disabile e pluri-trapiantata – Porto dentro di me la vita di un altro uomo e gli rendo onore in ogni istante. Sono grata alla vita che è meravigliosa. A scuola, mio padre mi diceva di non raccontare la mia malattia, ma da quando ho cominciato a farlo sono stata meglio, ora sorrido e sono in piena armonia. Mi preoccupo per gli altri, spesso mi rendo conto che sto molto meglio di persone che non soffrono di malattie fisiche. Un giorno sono stata investita da un ragazzino mentre con la mia carrozzina percorrevo una strada. Lui era disperato, non sapeva cosa fare per aiutarmi, era annientato per avere investito una donna disabile. Io ho subito controllato di avere ancora l’occhio di vetro, perché pensavo che se il ragazzo avesse visto un occhio per terra, sarebbe morto lui stesso. Molti mi dicono che non posso capire perché non sono madre, ma non è vero. Il giorno del mio trapianto ho imprecato contro Dio, chiedevo perché avevano lasciato morire una persona sana per aiutare me, ho gridato ‘ma che cavolo fate lassù?’ Da allora il senso di responsabilità verso questi organi non mi ha mai lasciata e conoscere i figli del mio donatore è stato uno dei regali che la vita mi ha fatto”.
Meno difficile la vita della parlamentare Daniela Sbrollini, in politica dal 2008, che ha raccontato i privilegi di una vita vissuta a fare quello che ti piace, ma anche la difficoltà a conciliare il ruolo politico a Roma con quello di mamma di un bambino piccolo. “Mi hanno convocata a Roma che ancora allattavo e Davide era piccolissimo – ha raccontato Daniela Sbrollini – Ho tolto il latte con il tiralatte e ho lasciato i biberon a mio marito e per giorni, mentre facevo avanti e indietro da Roma, abbiamo fatto così. La mia vita è un viaggio perenne, mi sento un’apolide”.
Jesusleny Gomez, brasiliana che ha aperto un’azienda a Verona e mamma di due figli, ha sottolineato il peso di giudizio e pregiudizio a cui sono sottoposte le donne. “In Brasile dicono che sono strana e la mia scusa è che vivo in Italia e in Italia quando mi dicono che sono strana pensano che sarà perché sono brasiliana – ha detto facendo scoppiare il pubblico in una risata – Ma io stessa ho i miei giudizi e pregiudizi”. Ex modella, ora imprenditrice, Jesus si è fatta conoscere per aver percorso il Veneto a piedi, toccando ogni comune. “Da una donna bella ci si aspetta la stupidità – ha spiegato – Io ho vissuto troppo in fretta, ho perso il piacere di gustare la vita con leggerezza. Ho iniziato a camminare proprio per recuperare il senso della vita”.
Donne che, avendo troppi impegni, sanno che cosa significa avere la libertà di bere un aperitivo in compagnia, di guardare un film in silenzio, di scrivere una lettera per esprimere i propri sentimenti. Donne in bilico tra il lavoro e il privato, con poco tempo per sé stesse e per le banalità.
Donne che hanno vissuto e che vivono in fretta e a volte vorrebbero sapere e potere aspettare, perché come ha detto Marcella Zordan Borgo, “Aspettando si recupera il tempo che si sarebbe perso correndo”.
Anna Bianchini