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Montecchio P. “Centri anziani verso la privatizzazione”, pronta la mobilitazione

“La Ulss 7 Pedemontana ha ‘fatto fuori’ a Casa e costruito un bando che favorisce i privati”.

Torna sotto i riflettori la gestione delle comunità di San Michele e Cardo di Montecchio Precalcino, a causa di un bando, che i sindacati definiscono “studiato apposta per estromettere La Casa e favorire i privati”.

Massimo ribasso, nessuna tutela della qualità, nessuna clausola di salvaguardia sociale a tutela dei dipendenti, è la denuncia dell’Unione Sindacale di Base (Usb), che definisce le comunità “a rischio privatizzazione”.

“Ulss Pedemontana e Regione Veneto disattendono gli impegni presi – continua Federico Martelletto a nome di Usb Vicenza – Il bando di gara espresso dalla Ulss 7 Pedemontana, proprietaria delle comunità, non permette al’ipab La Casa di poter partecipare ad armi pari con eventuali cooperative o fondazioni private che concorreranno, in quanto la base d’asta è particolarmente bassa e insostenibile per l’ipab. Questo produrrebbe un enorme deficit a causa di a causa di costi di gestione e del personale”.

Sempre secondo Martelletto, “le promesse fatte dal direttore generale della Sanità veneta Domenica Mantoan e dell’assessore regionale Manuela Lanzarin, non sono state mantenute e quindi il futuro di queste due comunità e dei lavoratori ipab è segnato ed è la privatizzazione”.

Usb ha letto con attenzione il bando. Ma già da tempo il presidente de La Casa Beppe Sola e anche il Pd di Schio in consiglio comunale, avevano denunciato il forte timore che il bando “al ribasso”, mettesse a rischio la gestione da parte de La Casa, con conseguenti ricadute negative su lavoratori e pazienti.

“Dal bando emerge chiaramente la probabilità che vincano i privati, che poi non riusciranno a mantenere la stessa qualità e a garantire l’attuale livello di stipendio degli operatori – continua Martelletto di Usb – L’ipab La Casa perderà l’appalto e licenzierà gli operatori e questi saranno costretti ad accettare un contratto lavorativo o perderanno il lavoro. Solo in minima parte potranno essere reimpiegati all’interno dell’ipab di Schio. Così si svilisce tutto il lavoro svolto in questi anni, caratterizzato da una qualità assistenziale elevata”.

Usb sostiene che le promesse fatte inizialmente dalla Regione Veneto fossero completamente diverse, che sarebbe stata privilegiata la qualità e sarebbe stata garantita la clausola sociale per impedire licenziamenti e peggioramenti degli stipendi.

“Serve una mobilitazione sociale – ha sottolineato il sindacalista – La struttura deve rimanere a gestione pubblica con l’ipab che ce l’ha in gestione. Il bando va rifatto con le clausole e le modalità promesse. Usb dichiara lo stato di agitazione e promuove le iniziative per sostenere i lavoratori e gli ospiti delle comunità San Michele e Cardo”.

di Redazione Altovicentinonline

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