Sono 2.900 i profughi in arrivo nella provincia e se fino a qualche tempo fa si parlava di emergenza, ora è evidente che l’emergenza si è trasformata in un problema cronico, con i comuni costretti a fare la loro parte e i sindaci chiamati a dare una mano in nome della democrazia.
Tremano i sindaci dell’Alto Vicentino, che ce l’hanno messa tutta negli anni scorsi per trovare un accordo con la prefettura, per distribuire i migranti nel territorio in modo equilibrato, seguendo regole e numeri precisi, firmando progetti di accoglienza diffusa e strategie di sicurezza con le forze dell’ordine e le cooperative, con l’obiettivo di fare una buona integrazione degli stranieri senza però cozzare contro il normale stile di vita e le esigenze dei loro cittadini.
Pare però che questa volta il loro sforzo sia destinato ad essere messo a dura prova, perché adesso servono ancora case e alloggi, ne servono tanti e voglia o non voglia, bisogna trovarli. Davanti al super-bando emesso dalla prefettura, per l’affidamento dei servizi di accoglienza, con uno stanziamento da 74milioni di euro per trovare sistemazione a 2.900 richiedenti asilo, è evidente che i sindaci si troveranno a dover dare soluzioni.
Anche perché la legge, non permette loro di alzare troppo la voce, visto che ai privati e alle cooperative è permesso di
“Difronte a sindaci che mi dicevano di ‘no’ ho temuto per la tenuta della democrazia”, ha commentato ieri Marco Minniti, ministro dell’Interno, che pur informando che il numero dei migranti è in calo grazie alle nuove misure messe a punto per il contrasto dell’immigrazione clandestina, conferma che i numero dell’accoglienza sono altissimi e che serve collaborazione nei territori.
Voglia o non voglia, dal 2017 al 2019 la provincia di Vicenza spalancherà le porte a quasi tremila richiedenti asilo e l’ appalto-record per la loro accoglienza è la prova definitiva.
74milioni di euro, 35 euro al giorno per persona, garantendo vitto e alloggio, assistenza sanitaria e vicinanza nel percorso di valutazione dello stato di richiedente asilo.
E poi? Poi, come dice qualche sindaco, il rischio è che i migranti che vengono esclusi dallo status di richiedente asilo, finiscano in carico ai servizi sociali dei comuni in attesa di una collocazione lavorativa e di una casa presa regolarmente in affitto e pagata con il proprio stipendio.
Cresce quindi il timore di andare in effetti a cozzare con le esigenze dei cittadini. Per questo molti primi cittadini hanno preso posizione, lamentando con la prefettura, o con il ministero direttamente, il raggiungimento di numeri che rischiano di compromettere la sostenibilità sociale.
E tra alcuni di loro sale la preoccupazione, anche per i recenti fatti di cronaca nera che hanno visto protagonisti richiedenti asilo impegnati in attività illecite.
Orsi ha lamentato “leggi permissive e troppo buonismo” che rischiano di compromettere il lavoro fatto negli ultimi anni in tema di sicurezza. Ma il dito del primo cittadino di Schio è puntato anche sulle cooperative che gestiscono l’accoglienza. “Ho segnalato anche le tre cooperative che ospitano i ‘fermati’ – ha spiegato orsi – perchè ritengo impossibile che nessuno si accorga di nulla. Lo stato continua a scaricare sui comuni compiti che spetterebbero ad esso, col decreto Minniti ora anche l’antiterrorismo, ma con che mezzi? E con che tipo di leggi a supporto? Da un anno ho denunciato alla massima autorità che il decreto ministeriale del 2015 permette ai richiedenti asilo di avere due documenti di riconoscimento validi con due generalità diverse, risultato? Silenzio assordante; eppure anche la stampa ne ha parlato. In un momento in cui l’allarme terrorismo si è alzato come è possibile che si permetta ancora tutto questo? – ha concluso – Non è possibile che lo stato stanzi solo per la provincia di Vicenza oltre 70 milioni di euro per ospitare i richiedenti asilo e nulla faccia per tutelare i propri cittadini”.
Anna Bianchini