La tragedia quel maledetto giorno di Capodanno del 2022. Manuel, colto da un malore, perde la vita cadendo dal balcone della sua casa di Marano Vicentino, lasciando sole nella disperazione l’amatissima figlia Rebecca e la sua compagna Eleonora.

Breve è stata la vita del caro Manuel, troppo breve. E la morte, chiamandolo a sé troppo presto, lo ha privato – oltre che della vita – anche di una delle gioie più grandi che questa può regalare, quella della nascita di una figlia, la piccola Anita. che al momento della morte di Manuel, Eleonora portava dentro di lei.

Eleonora, anche da sola e nella disperazione, affronta il percorso della maternità, dando alla luce dopo pochi mesi Anita.

Ma è quando la mamma va all’anagrafe del Comune per registrare la nascita della piccola Anita, che scopre quanto cinica può essere la legge.

Manuel ed Eleonora, infatti, non erano “civilmente” sposati ed Anita, non avendo un papà pronto a “riconoscerla”, deve essere registrata nei pubblici registri con il cognome della mamma.

Eleonora si ritrova così da sola con le sue bimbe che, figlie degli stessi genitori, frutto dello stesso amore, non possono portare lo stesso cognome.

Una lettera scarlatta, come se la morte fosse una colpa.

Ma Eleonora non molla, vuole e deve dare un padre alla sua bambina. Se il destino l’ha privata della grande gioia di vivere l’amore per il suo papà, lei non può non regalarle almeno il suo ricordo, in nome del loro amore.

La sua è una famiglia, anche contro quello che sostiene la legge, e non sarà una firma a fare la differenza.

Ed è così che Eleonora, aiutata dagli avvocati Miria Fattambrini e Nicola Guerra, inizia la sua lunga battaglia per il riconoscimento della paternità di Manuel, presupposto necessario per dare alla piccola Anita il giusto cognome.

Dopo tante udienze, sottoponendosi anche ad un umiliante test del DNA, finalmente ad ottobre di quest’anno è arrivata la sentenza tanto attesa: Anita e Rebecca possono portare lo stesso cognome, perché figlie della stessa mamma e dello stesso papà.

La storia stavolta ha avuto un lieto fine. Anita è diventata una Busato: ciò che il destino ha diviso, l’amore unisce.

Perché Manuel, Eleonora, Rebecca ed Anita, anche al di là dalle leggi e dalle avversità della vita, sono e saranno per sempre una famiglia.

Rebecca ed Anita, le piccole Busato, ringraziano la loro mamma coraggio, un esempio di madre, una donna determinata e generosa, Eleonora che ogni giorno lotta, da sola, per loro, una bella famiglia, unite – nel ricordo di Manuel – per sempre.

Fabrizio Carta

Non c’è notte che non veda il giorno” (cit.)

 

 

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