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Marano. ‘Marco come Raffaele’: Usb sul piede di guerra

Marco come Raffaele, entrambi operai, entrambi 26enni ed entrambi di Valli del Pasubio.

Marco Camposilvan e Raffaele Sorgato hanno perso la vita sul posto di lavoro e per ricordarli e per protestare contro le loro morti assurde, l’unione del sindacato di base Usb ha organizzato un presidio in programma oggi alle 17.30 a Marano Vicentino, in via Roma 44, nel posto dove Marco ha trovato la morte durante un normale turno di lavoro.

“Non si può morire sul lavoro a 26 anni” è il messaggio di Usb, che ancora una volta punta il faro aull’iportanza della sicurazza in ogni ambiente di lavoro.

“Marco Camposilvan, giovane operaio di 26 anni, residente a Valli del Pasubio, è rimasto fulminato mentre stava lavorando – ricordano da Usb – L’infortunio è avvenuto sotto un traliccio all’altezza del civico 44 di via Roma. Secondo una prima ricostruzione effettuata dai soccorritori, alle 16.15 il giovane operaio stava operando su una piattaforma aerea all’interno di una gru mobile quando avrebbe urtato i cavi”.

Raffaele Sorgato invece aveva perso la vita nel 2011, schiacciato da un camion del servizio rifiuti.

Due morti accidentali ma terribili, che hanno segnato le famiglie e gli amici dei ragazzi per sempre e lasciato tracce indelebili anche nei colleghi di lavoro e delle associazioni sindacali che oggi vogliono attirare l’attenzione su tragiche fatalità che non si devono ripetere.

Anche la Fiom-Cgil di Vicenza, esprime il proprio cordoglio e vicinanza alla famiglia di Marco Camposilvan, “ennesima vittima sul lavoro in provincia di Vicenza in questo triste primato che vede gli infortuni mortali in continua crescita soprattutto nella nostra Regione. Vogliamo ribadire ancora una volta  – spiegano dal sindacato – che non è più accettabile nel 2018 continuare a morire di lavoro; non è più accettabile inseguire il profitto a tutti i costi, giocando sulla vita e sulla salute dei lavoratori.

Non è più accettabile che, per poter stare sul mercato le aziende debbano lavorare al massimo ribasso, scaricando i costi di questa modalità di lavoro a scapito della sicurezza dei lavoratori. E’ il momento di fermarsi un attimo, ragionare, guardarci dentro e chiederci se tutto questo vale il prezzo in termini di vite umane che stiamo pagando. Noi siamo sicuri di no. Niente e nessuno può colmare il vuoto o lenire il dolore di una famiglia che non vede tornare a casa un proprio caro, nessuna necessità di contenere i costi, nessuna fretta, nessun profitto può giustificare questo continuo bollettino di guerra. Perché ormai, di questo si tratta, di caduti in una guerra combattuta ad armi impari in cui il precariato e le leggi contro il lavoro degli ultimi anni, hanno messo nella condizione i lavoratori di non potersi difendere, dove la formazione, l’informazione e soprattutto condizioni sicure di lavoro vengono considerate di secondaria importanza, un costo da abbattere. Il sistema sanzionatorio previsto dalle attuali leggi rende di fatto inefficace il Dlgs 81.
Non e più tempo di spendere parole e fiumi di inchiostro, è arrivato il tempo di agire. Occorre che le aziende e gli Enti pubblici attuino da subito le misure che i metalmecanici hanno unitariamente richiesto a marzo alla Regione Veneto e alle Associazioni Imprenditoriali. Tutti i metalmeccanici della Fiom di Vicenza si stringono in un abbraccio alla famiglia di Marco e a tutti i suoi cari”.

A.B.