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Magazzini in calo e spedizioni bloccate: “Conseguenze del Coronavirus”

Trasporti bloccati e magazzini a rischio. Il problema che il Coronavirus causa alle aziende locali ha poco a che fare con la salute, ma tocca tutti quegli aspetti della globalizzazione che oggi, per quanto si cerchi di essere identitari, sono fondamentali per la sopravvivenza dell’economia.

Non c’è un problema unico, ogni realtà ha i suoi risvolti e se c’è qualche fortunato, come le Fonderie Corà, che oltre ad avere sospeso i contratti di solidarietà hanno assunto 6 nuovi dipendenti, ci sono altri che non hanno sofferto nessuna ripercussione. Ma ci sono anche quelli che invece, se l’emergenza continua, dovranno cercare alternative nel mercato interno o arrendersi e inginocchiarsi.

L’improvviso dilagarsi del Coronavirus e, soprattutto, delle ripercussioni sul mondo del lavoro, ha fatto emergere alcuni nervi scoperti del sistema imprenditoriale, che dagli anni del boom ad oggi è cambiato moltissimo, anche a causa di nuove norme e tassazione che hanno costretto gli imprenditori ad agire in modo diverso sulle scorte di magazzino, mettendoli in crisi nel momento in cui le forniture ‘da fuori’ sono a rischio.

E’ una realtà imprenditoriale variegata, che si trova ad affrontare una strana crisi, molto diversa da una minaccia di guerra.

“La serrata volontaria per il coronavirus,a  mio avviso, si fa quando si vede che tenere aperta l’attività costa di più che chiudere le porte – ha spiegato Pietro Sottoriva, presidente di Confindustria AltoVicentino – Questo vale per i cinesi che vivono da noi, che hanno avuto un calo improvviso e importante del lavoro. Noi non possiamo pensare alla serrata volontaria, per le nostre aziende sarebbe un disastro. Oggi sono poche le attività che hanno margini così ampi da poter chiudere o vedere calare il lavoro anche solo per qualche giorno. Consideriamo poi che arriviamo già da un periodo di flessione del lavoro, questa aggravante non ci voleva perché siamo già deboli. Le nostre aziende ora stanno soffrendo moltissimo e ne sentiremo le conseguenze più avanti. Le aziende collegate al turismo nel nostro territorio stanno avendo un calo di oltre il 50% e sono quasi ferme. Le aziende che lavorano per l’automotive, già in difficoltà a causa della crisi in Germania, ora lo sono ancora di più perché alcuni componenti elettronici che arrivano dalla Cina, non arrivano più. Questo causerà problemi per le consegne e vale per ogni tipo di produzione. Se non fossimo in grado di consegnare perché non arrivano i componenti elettronici dalla Cina, Plc o cuscinetti che sono piccole parti dei nostri prodotti, una volta esaurite le scorte di magazzino i clienti andranno ad acquistare altrove e se si troveranno bene non torneranno più da noi. Tra qualche giorno capiremo che il nostro paese è il più sicuro per i massicci controlli e procedure che sta adottando e che i casi di morte indicati come responsabilità del virus, in realtà erano da addebitare a patologie pregresse, che qualsiasi influenza avrebbe potuto aggravare. Nella nostra zona – ha continuato l’imprenditore – esportiamo oltre l’80% dei prodotti e i nostri commerciali e tecnici lo sanno bene. Così come esportiamo, dobbiamo importare anche qualche virus, vediamo di trovare chiarezza a livello governativo in modo che, quando questo accade, ci siano direttive chiare e pronte su come agire, perché noi tutti siamo andati nel panico per le troppe incertezze. I tecnici della mia azienda in questi giorni non sono stati accettati in Calabria e Sardegna, per timore della contaminazione e gli stessi clienti chiedono di rimandare gli incontri. Siamo trattati come appestati- Auspico al più presto – ha concluso Sottoriva – che l’Italia si autotuteli con le dovute misure, per limitare i contagi ma nello stesso tempo per abbassare i toni a livello mediatico”.

La pensa nello stesso modo Luigi Schiavo, imprenditore edile, referente regionale per Confindustria: “Questa situazione è ben diversa da una semplice settimana di vacanza perché non è stata pianificata – ha sottolineato – Ci sono problemi di materiale che non arriva e ordini sospesi. Ci sono fiere rimandate, disdette nel settore turistico. Molte aziende non tengono magazzino di prodotti di ricambio, che vengono ordinati di volta in volta e in questo momento i pezzi cinesi non arrivano. Io ritengo responsabile questo ‘governicchio’, che non ha saputo gestire la questione con la giusta freddezza e hanno approfittato per deviare l’attenzione su questo rispetto alla loro inadeguatezza. Ho parenti all’estero che mi chiamano come se fossimo in preda della peste, l’immagine che hanno all’estero dell’Italia è terribile e inaccettabile. Visto il ‘terrorismo’ che sta emergendo da questa situazione le cose sono due, o sono incapaci i politici o le cose stanno in modo diverso da quanto ci dicono”.

“Nella nostra azienda non abbiamo sofferto nessun contraccolpo – ha spiegato Filippo Busin, titolare con il fratello Andrea Busin della BrPneuamatici – Al momento, l’unico intoppo è qualche mancato rifornimento da un magazzino di logistica nel lodigiano, ma nulla che ci faccia preoccupare, almeno per ora”.

Claudio Guglielmi, titolare di un’azienda casearia, sente meno il problema poiché l’azienda, che si trova a Valdastico, risulta molto decentrata rispetto alle ‘zone rosse’.

“Dobbiamo prendere precauzioni con e per i nostri clienti e non essere a contatto con la parte più operative – ha sottolineato – Ma lavorando nell’alimentare sono provvedimenti che vengono presi in ogni caso. Gli autisti hanno l’obbligo di indossare mascherine e guanti e per i dipendenti si ha fiducia nel buon senso. Comunque si seguono le regole base, soprattutto nel settore alimentare. Con grossi consorzi abbiamo lavori da fare ma alcuni che vengono da fuori regione si sono rifiutati di venire in zona. C’è un allarmismo da paura – ha concluso – Il problema è che non parte la merce perché alcuni clienti hanno sospeso li ordini e ci sono state tante disdette nel settore del turismo ed è stata fermata la vendita in alberghi e strutture di ricezione. Zaia sta spingendo perché si rientri alla normalità, speriamo accada in fretta”.

Anna Bianchini