“Quando se ne vanno?” E’ la domanda che si sente fare ogni giorno il sindaco di Lugo, da dei cittadini che mal sopportano la’convivenza forzata’ con una famiglia di sinti di Breganze.
Un malumore che si trascina da mesi, da quando a marzo nel piccolo paese è arrivata la famiglia Mayer: marito, moglie e un figlio. Tutti e tre vivono in una casa in via Monte Ortigara, che è di proprietà del Comune di Breganze. Quella stessa abitazione che, nel dicembre dello scorso anno, ospitò per qualche giorno dei profughi, facendo scattare un fermento in paese con tanto di presidio.
Non piace questa famiglia a chi abita qualche porta più in la. Di fatto breganzese a tutti gli effetti ed iscritta al registro anagrafe: “Da più di vent’anni sono residenti da noi – spiega Piera Campana sindaco di Breganze – Si trovano momentaneamente a Lugo perché disponiamo di questa abitazione, che ci è stata donata con l’impegno di usarla per ‘casi sociali’. Ed è quello che stiamo facendo”.
Un trasloco sortito da una sfratto che la famiglia sinti ha ricevuto “l’abitazione serviva al proprietario”, continua il primo cittadino di Breganze “così ci siamo attivati per trovare loro una soluzione provvisoria, dando loro in comodato l’abitazione a Lugo: ma non è definitiva. Con la Caritas vicentina abbiamo avviato un progetto con la famiglia Mayer: sia lavorativo per il capofamiglia col quale si paga le utenze, che scolastico per il figlio”. I Mayer vengono descritti come una “famiglia che non ha mai dato problemi, inserita da anni in un progetto dopo che l’amministrazione che mi ha preceduto continuava a sballottarli di qua e di la, senza un senso – precisa Campana – I due figli più grandi hanno fatto anche le scuole superiori e il padre ha sempre lavorato”.
Ma in questi otto mesi di convivenza, non poche le persone che si sono rivolte a Robertino Cappozzo, lamentando: “Un continuo andirivieni di persone che bussano alla porta di casa della famiglia sinti, anche sette o otto in una volta sola – riporta il sindaco di Lugo di Vicenza – Con gente che urla e grida, creando non poco disturbo e preoccupazione”. Un malumore che sarebbe sfociato anche in tensione per via di un carovan, di proprietà dei Mayer, parcheggiato talune volte nella piccola corte su cui si affaccia la casa. Di fatto impedendo a chi abita lì di mettere la propria auto, bloccando lo spiazzo che serve a tutte le case arroccate sulla stradina. “Ci era stato riportato questo problema e lo abbiamo risolto – risponde dal canto suo Piera Campana – Avvertendo la famiglia di toglierlo, di non parcheggiarlo più lì e così è stato”.
Lugo sotto scacco “ci sono parecchi furti”
Ma il camper sarebbe il ‘male’ minore. Ci sarebbero stati episodi di accattonaggio, con una mano femminile tesa a cercare elemosina fuori dal portone della chiesa. Una donna che graviterebbe attorno alla famiglia Mayer, alla quale il sindaco Cappozzo ha vietato di farlo, dopo averla pizzicata sul fatto “questo è accaduto durante l’estate”, precisa. Ma su quel sagrato la figura di una donna, la moglie di Mayer, ci torna “anche qualche domenica fa – racconta una cittadina di Lugo, che ha avuto modo di conoscerla direttamente – si mette fuori dalla chiesa vendendo delle piantine o dei fiori. A volte si sposta anche ‘giù’, nella parte bassa di Lugo. Lì soprattutto ci sono parecchi furti e pochi giorni fa ad una signora sono entrati in casa, dopo averle rotto il vetro di una finestra, portandole via tutto l’oro finché era a messa”. Non racconta molto di più questa donna, ma mostra preoccupazione perché: “a Lugo siamo sotto scacco, troppi furti e tante le segnalazioni di persone sospette, e comunque mai viste in paese, che vanno avanti e indietro”.
Campana: “Mi diano qualche altra soluzione e che non siano i forni crematori”
“Se ci sono problemi con questa famiglia, ce lo vengano a dire- replica Piera Campana – Perché i patti con la famiglia Mayer sono chiari: si devono comportare da cittadini modello, seguendo il progetto avviato per loro. Quando ci sono stati gli episodi di accattonaggio li abbiamo richiamati. Sarà mia premura indagare sul via vai di persone a casa loro. Ma se si trattano dei due figli più grandi, che abitano una a Brescia e l’altro a Bolzano, come posso impedire che vadano a trovare i propri genitori?”.
“Se vogliamo ragionare su problemi concreti io sono qua – conclude il sindaco di Breganze – Se invece siamo di fronte all’intolleranza, chi non riesce a sopportare la famiglia sinti come in questo caso, mi dia una strada alternativa e che non siano i forni crematori. Mi venga detta una loro soluzione e che non sia anticostituzionale”.
Paola Viero