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L’imprenditore di Zanè che ospita la famiglia ucraina: ‘Fatelo, fa stare bene’

Una testimonianza che riempie il cuore e fa entrare uno squarcio di sole nel mezzo di un cielo in cui piovono bome. E’ quella di un noto imprenditore di Zanè, che ha chiesto l’anonimato, ma ha accettato di raccontare una storia toccante, piena di generosità senza remore, di slancio che merita di essere emulato: ha accolto in un immobile appartenuto ai genitori una famiglia composta da madre, due figlie adolescenti, genitori anziani ed un coniglio. Il marito è rimasto a Kiev a combattere la guerra, con senso patriottico e dolore nel distacco dai suoi cari, che ha voluto che si mettessero al sicuro.

‘Sono arrivati mercoledì sera in auto, erano sfiniti dopo un viaggio lunghissimo e pieno di tappe burocratiche, ore e ore di stop alle varie frontiere e la paura di non riuscire a mettersi in salvo.Non parlano italiano, ma le due ragazze, una di 14 anni e l’altra universitaria, si esprimono bene in inglese. – racconta l’imprenditore, che ci tiene a lanciare il messaggio che accogliere è possibile e fa bene – .Il padre è rimasto a Kiev e loro hanno preso le loro cose per mettersi al riparo. Il necessario per sfuggire alla guerra e salvarsi la vita. Giovedì mattina, siamo stati in Comune, dove la procedura è stata più snella di quanto pensassimo. E’ stata fatta in municipio a Zanè una registrazione veloce, con cui hanno ufficializzato il loro status di rifugiati. Avranno una piccola diaria e se non lo hanno già fatto, potranno recarsi al punto vaccini di Thiene per mettersi in regola con i certificati anti covid’.

Durante l’intervista, l’imprenditore continua a chiedere raccomandazioni sul fatto che resterà anonimo: ‘Non voglio che esca fuori il mio nome, se ho accettato questa intervista è solo per raccontare la storia di queste persone che hanno in volto i segni del terrore vissuto. Abbiamo capito che hanno iniziato a sentirsi al sicuro solo dopo aver superato l’Austria, che hanno viaggiato in auto per tre giorni. Hanno portato anche il loro coniglio e si può solo immaginare cosa stiano provando nel pensare che il loro capo famiglia sia rimasto sotto le bombe a difendere la sua patria. La speranza è che trovino un pò di serenità, ma i loro volti erano più distesi. Adesso, c’è da iscrivere alla scuola media la più piccola mentre la diciannovenne in qualche modo, riprenderà l’università. Vederli in casa nostra – spiega l’imprenditore – ti fa comprendere il dramma che stiamo vivendo. Vederli arrivare, l’altra sera, ci ha fatto capire la portata dell’emergenza che stiamo vivendo. Queste persone avevano una vita tranquilla, le ragazze studiavano, quella coppia di anziani aveva la vita scandita in una casa costruita dopo una vita di sacrificio. Ed eccoli catapultati in casa nostra, dove avranno tutti i confort e tutto quello che potremo garantire per alleviare il loro peso emotivo, ma dove ci rendiamo conto che si sentono comunque dei pesci fuori dall’acqua. Io e mia sorella non è la prima volta che mettiamo a disposizione questo appartamento vuoto, dove per fortuna le utenze erano ancora allacciate. Per fortuna, la burocrazia dell’accoglienza è stata organizzata bene – conclude – . Chiunque voglia accogliere in casa propria o utilizzando un immobile che possiede, può farlo. E’ qualcosa che ti fa rendere utile in un momento che passerà alla storia. Stiamo parlando di una guerra che sta mietendo vittime tra civili indifesi, ognuno è chiamato a fare la propria parte’.

N.B.

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