Con la celebrazione della prima solenne messa cantata, domenica 1° ottobre don Sergio Stefani ha preso ufficialmente possesso della parrocchia di Lastebasse e della curazia di Ponteposta.
Alle 8.30, dopo cordiali parole d’invito accompagnate da un caloroso applauso, è avvenuto l’abbraccio unanime dei fedeli della curazia e alle 10, quello della parrocchia di San Marco.
Entusiasmo tra i tanti fedeli che hanno affollato la chiesa per dare il benvenuto al loro parroco, incuriositi di sentire le prime parole di un pastore che ha preso possesso dell’Unità Pastorale dell’Alta Val d’Astico, estrema propaggine della Diocesi di Padova.
Don Stefani, che proviene dalla parrocchia di Grisignano di Zocco ed è originario di Rotzo, ha dimostrato subito di conoscere molto bene la storia e le vicende che hanno mantenuto integra nei secoli la fede delle comunità che lo hanno festeggiato, citando ad esempio che la chiesa di Ponteposta, anticamente legata a Pedemonte, venne dedicata a San Prosdocimo che fu il primo vescovo di Padova. Già dalle prime parole che hanno accompagnato l’abbraccio del parroco con la sua nuova gente, è emerso il senso inconfondibile che contraddistingue il fedele della montagna da quello dei grandi agglomerati, ed è perciò facile immaginare che egli da bravo montanaro preferisca trovarsi tra i paesi della montagna piuttosto che tra quegli affollati della pianura, ma questo è tutto da scoprire. E sempre le sue prime parole, all’omelia, hanno voluto essere innanzitutto un grazie per la speciale accoglienza riservatagli da entrambe le comunità, che nei due particolari momenti si sono riunite attorno al neo-pastore per la messa d’ingresso. Ha poi proseguito nell’omelia puntando l’accento sul fatto che la vita è costellata di cadute e che pertanto ogni giorno è necessaria una ripresa fatta di coraggio e devozione, riconoscendo che dobbiamo guardare non solo al sacco che portiamo davanti, pieno delle colpe altrui, ma soprattutto a quello che sta dietro le spalle, oberato dal peso delle nostre colpe. Infine ha ricordato che da una caduta sarà possibile riprendersi soltanto affidandosi a Dio, “colui che è sempre disponibile verso l’uomo”. Non è mancato certamente un riferimento anche alle letture della domenica che sono servite a condividere i sentimenti della circostanza. Ma la sua è stata anche una promessa, quella cioè di voler rimanere felicemente in questa terra per lunghi anni operando con l’aiuto di tutti nella carità e nell’amore verso il prossimo, il bisognoso, il malato. Un grazie accorato ed ancora un affettuoso battimano durante il convito hanno chiuso la festa d’ingresso del nuovo pastore.
Domenico Giacon