La Regione Veneto investe negli ospedali di comunità e nelle unità riabilitative territoriali. Il grande problema della mancanza di servizio di territoriale, nato in concomitanza con la riforma sanitaria e l’aumento degli ospedali per acuti, con conseguente diminuzione della lungodegenza, pare avviarsi verso una soluzione grazie alle maggiori risorse messe a disposizione dalla giunta regionale, che ha anche stabilito che, in caso di ricovero nelle strutture di comunità, l’assistito pagherà la quota a suo carico solo dopo un periodo di degenza più lungo di quello previsto attualmente.

Il provvedimento, che sarà esecutivo dal prossimo primo gennaio,  ha portato da 130 a 145 euro la somma giornaliera omnicomprensiva erogata alle strutture intermedie per ogni ricovero. Contemporaneamente ha lasciato invariata la compartecipazione da parte del ricoverato ridefinendone le modalità. Negli ospedali di comunità, pubblici o convenzionati, il paziente sarà assistito gratuitamente i primi 60 giorni, la quota giornaliera di 25 euro scatterà dal 61° giorno e fino al 90°, con questa modifica si aggiungono trenta giorni di cure gratuite. Negli altri ospedali di comunità, invece, gli stessi importi sono previsti dal 31° al 60° giorno. Nelle unità riabilitative territoriali, invece, la somma omnicomprensiva erogata dalla Regione è aumentata a 145 euro dai 130 attuali, mantenendo sempre 25 euro a carico dell’assistito dal 16° al 60° giorno e 45 euro dopo.

“In conformità con il piano socio sanitario regionale 2019-1013 ed a seguito della riorganizzazione delle strutture intermedie deliberata quest’anno si è ritenuto utile procedere ad una revisione dell’impegno economico per ogni giornata di degenza – ha spiegato Manuela Lanzarin, assessore regionale a Sanità e Sociale – Il mese scorso Azienda Zero ha prodotto la relazione che, basata sui costi standard, evidenzia vari elementi a sostegno dell’opportunità di incrementare la quota giornaliera sia negli ospedali di comunità che nelle unità riabilitative territoriali. Oggi abbiamo deliberato, certi che è un provvedimento non solo utile al nostro sistema sanitario ma anche che va incontro a tanti malati e alle loro famiglie. Stiamo parlando di un investimento importante che avrà ricadute rilevanti a vantaggio dei cittadini – ha sottolineato l’assessore – la rete veneta di strutture intermedie mette oggi a disposizione 548 posti letto, e 275 in attivazione, in un’organizzazione di qualità che offre prestazioni mediche dagli standard elevati. Il Piano Socio Sanitario Regionale, pone l’indice minimo dei posti letto per strutture intermedie al 0,6% della popolazione over 45, prevedendo l’incremento della percentuale dello 0,2% per alcuni territori (Bellunese, Polesine ed altre aree montane e lagunari), la programmazione indica 2.013 posti letto. Il Veneto si distingue, con un valore di posti doppio, rispetto al panorama nazionale, dove la percentuale di copertura delle strutture intermedie si attesta sullo 0,3%. Le strutture – ha concluso Manuela Lanzarin – sono un’offerta sanitaria caratterizzata da un forte legame territoriale, trattandosi di ambienti per degenze temporanee destinate ai pazienti per i quali non sia possibile prefigurare un percorso di assistenza domiciliare e risulti improprio il ricorso all’ospedalizzazione o all’istituzionalizzazione. Nell’ottica di un utilizzo sempre più corretto delle aree ospedaliere riservate ai casi acuti, questo provvedimento indirizza risorse ancora maggiori alle necessità di pazienti che, non ostante necessitino di una intensità di cura più bassa, sono comunque particolarmente fragili a cominciare da chi è affetto da malattie croniche, molto spesso legate anche all’età”.

di Redazione Altovicentinonline

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