La pasta italiana è in pericolo. L’allarme arriva da Coldiretti Vicenza, che denuncia senza mezzi termini che “Un pacco di pasta su 3 è fatto con grano straniero”.
Un bello smacco per l’alimento italiano che più italiano non si può, che potrebbe perdere il suo titolo a causa della provenienza del grano con il quale viene realizzato. E non è tutto qui, perchè se c’è chi pensa che la pasta sia anche salutare, la beffa è servita su un piatto d’argento con una seconda denuncia: “I cereali stranieri sono tre volte più contaminati di quelli italiani, serve con urgenza l’etichetta d’origine”.
Alla base del problema, il solito rapporto costi, tasse, manodopera, per il quale dal campo alla tavola i prezzi dei prodotti si moltiplicano.
“L’agricoltore deve vendere 15 kg di grano per poter acquistare 1 kg di pane – hanno spiegato Martino Cerantola e Roberto Palù, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Vicenza – È la solta vecchia storia, per cui dal campo alla tavola i prezzi dei prodotti si moltiplicano e, per di più, entra in gioco l’aggravante dell’utilizzo di grano dall’estero, che che fa crollare i prezzi del grano nazionale sotto i costi di produzione, al punto che ormai un pacco di pasta su tre in Italia è fatto con grano straniero, senza alcuna indicazione per i consumatori”.
Condiviso quindi l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione dello scoppio della ‘#guerradelgrano’, con migliaia di agricoltori alle banchine per lo scarico di un mega cargo con grano canadese al Porto di Bari alla vigilia della raccolta di quello italiano, con evidenti finalità speculative. I dati sono spaventosi. Sono ben 2,3 milioni le tonnellate di grano duro arrivate lo scorso anno dall’estero, quasi la metà delle quali dal Canada, che ha fatto registrare nel 2017 un aumento del 15% secondo le analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi due mesi del 2017. Una realtà che rischia di essere favorita dall’approvazione da parte dell’Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che prevede l’azzeramento strutturale dei dazi, indipendentemente dagli andamenti di mercato. Un pericolo anche per i consumatori, con i cereali stranieri risultati irregolari per il contenuto di pesticidi che sono praticamente il triplo di quelli nazionali, a conferma della maggiore qualità e sicurezza del Made in Italy. Peraltro, in alcuni Paesi terzi vengono utilizzati principi attivi vietati in Italia, come nel caso del Canada, dove viene fatto un uso intensivo del glifosate proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato che è stato vietato in Italia dal 22 agosto 2016 con entrata in vigore del decreto del Ministero della Salute perché accusato di essere cancerogeno. “La mancanza dell’etichetta di origine non consente ancora – concludono Cerantola e Palù – di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative ed impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali, quindi il lavoro e l’economia nazionale. Ciò nonostante l’81% dei consumatori ritienga che la mancanza di etichettatura di origine nella pasta possa essere ingannevole secondo la consultazione pubblica online sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole”.
A.B.