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Il covid non ferma i trapianti di organi: a Padova si studia il ‘ringiovanimento’

Il coronavirus non ha fermato i trapianti di organi in Veneto che dal 2019 al 2020 sono aumentati passando da 488 a 496 e a Padova, vista la carenza di organi da trapiantare, grazie al Progetto di ricerca LifeLab si studia il ‘ringiovanimento’ di quelli ritenuti non più idonei.

“Il Covid sta condizionando da più di un anno molte attività, ma non ha fermato la sanità d’eccellenza del Veneto, la generosità dei veneti, né l’impegno dei centri di riferimento regionali per l’espianto e il trapianto di organi”, sottolineano dalla Regione Veneto.

Domenica 11 aprile è la giornata dedicata in tutta Italia alla Donazione e al Trapianto di Organi ed è per il Veneto l’occasione di presentare dati di trapianto in aumento rispetto all’anno precedente, in piena emergenza Covid e un programma di ricerca denominato Lifelab per lo studio sulla rigenerazione di organi e tessuti e la creazione di organi artificiali, che non ha eguali in Italia, e probabilmente in Europa, Coordinato dal Coris, il Consorzio per la Ricerca Sanitaria della Regione Veneto, e finanziato dalla Regione Veneto con 3,5 milioni di euro.

“Sono dati che riempiono di orgoglio e di gratitudine per tutti i sanitari che li hanno resi possibili e per le famiglie dei donatori – ha detto il presidente della Regione Luca Zaia – Dati che costituiscono la conferma di un obbiettivo centrato: sostenere il progresso dell’intero sistema sanitario regionale anche in un periodo drammatico e impegnativo come quello della lotta al Covid e dell’organizzazione della prevenzione e della campagna vaccinale. Lottiamo contro il mostro, ma mandiamo avanti nonostante tutto anche tutto il resto dell’organizzazione sanitaria, anche in un settore come la donazione e i trapianti, un’altissima specialità che richiede un’organizzazione maniacale e pronta a scattare h24, 365 giorni all’anno. In più sosteniamo la ricerca grazie al lavoro del Coris, perché sappiamo bene che le liste d’attesa sono ancora lunghe e che bisogna trovare alternative al procurement tradizionale”.

L’attività trapiantistica in Veneto non si è mai interrotta ed è cresciuta nel corso del 2020: in tutto il Veneto infatti gli organi trapiantati sono stati 496, contro 488 del 2019. I dati forniscono ulteriori dettagli: i trapianti di rene sono stati 282 (contro 267 dell’anno precedente), quelli di cuore 49 (41 nel 2019), 132 quelli di fegato (141), 12 quelli di pancreas (7) e 21 quelli di polmone (32).

“Ogni trapianto riuscito è una vita salvata – ha evidenziato Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità – Dietro a questa vita si muovono in perfetto sincrono centinaia di persone, dalla famiglia che decide la donazione, al volontariato che la promuove, alle decine e decine di chirurghi, medici, infermieri altamente specializzati, che operano sempre in totale multidisciplinarietà. Ma le vite si salvano anche con la ricerca, motivo per il quale il Veneto dedica a questa giornata nazionale un lavoro straordinario come il programma LifeLab, abbinato a una statistica in crescita che, in un periodo come questo, risulta assolutamente eccezionale”.

Carenza di organi da trapiantare, a Padova si studia il ‘ringiovanimento’

Nonostante questo impegno e la sensibilità dei cittadini veneti sul tema della donazione di organi, i pazienti in attesa di trapianto in Veneto a fine 2020 erano 1.208, un dato in miglioramento rispetto ai 1.243 in lista alla fine del 2019, ma che evidenzia ancora una volta l’annosa questione dell’insufficienza di organi.

Nonostante il grandissimo sforzo del mondo del volontariato e delle istituzioni nel promuovere la cultura della donazione e del trapianto, è anche neceessario guardare oltre l’attività di procurement tradizionale, ed è per questo che è nato il Progetto di ricerca LifeLab, Coordinato dal Coris, il Consorzio per la Ricerca Sanitaria della Regione Veneto. LifeLab comprende 21 progetti attivi in parallelo sulla rigenerazione dei più diversi tessuti e organi: dal cuore ai polmoni, dall’esofago all’udito, dai condotti urinari ai reni, dalla cute al fegato. Partito nel 2018, il programma vede impegnati complessivamente oltre 60 ricercatori dell’Università di Padova e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova.

Gli obiettivi sono ambiziosi: a seconda degli ambiti di applicazione, si studia da una parte come ‘ringiovanire’ e ricondizionare gli organi umani, al fine di rendere idonei al trapianto organi che oggi vengono ritenuti non utilizzabili, dall’altra l’applicazione di metodiche innovative per la creazione di organi artificiali con maggiore biocompatibilità rispetto alle attuali soluzioni.

“Un percorso ancora lungo, ma in questi primi tre anni di attività sono già stati raggiunti importanti risultati – ha sottolineato Gino Gerosa, coordinatore scientifico del programma LifeLab, nonché Ordinario di Cardiochirurgia e Direttore del Centro di Cardiochirurgia V. Gallucci dell’Azienda Ospedaliera di Padova – Lifelab nasce da una intuizione: raccogliere i diversi gruppi di ricerca che a Padova si occupano di medicina rigenerativa in un unico contesto in modo da ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili quali gli spazi di ricerca e le tecnologie, condividere tra i diversi gruppi  di ricerca i risultati ottenuti e creare un laboratorio per la creazione di tessuti e organi da utilizzare quali sostituti di quelli ammalati. Tutto ciò è oggi realtà ed è in coerente visione con lo sviluppo della ricerca traslazionale, ovvero portare il prodotto della ricerca dal laboratorio al letto del paziente”».

Per il futuro, le prospettive appaiono significative. “Non possiamo fermarci ora quando tanti dei progetti avviati sono vicinissimi al raggiungimento dei risultati attesi – ha evidenziato Gerosa – Pensiamo solamente alla capacità di rigenerare gli organi prima del trapianto o all’impiego delle stampanti 3D con l’utilizzo di inchiostri biologici per la creazione di tessuti. Il know-how prodotto ad oggi nei laboratori di LifeLab dai diversi specialisti (medici, ingegneri, biologi, fisici) è un valore aggiunto irrinunciabile a disposizione di tutto il sistema sanitario regionale”.

di Redazione Altovicentinonline