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Il Baby Bonus di Brazzale fa scuola. E lui pensa al Club di chi fa il bene per le famiglie

Il primo uomo del Bonus Bebè è stato Roberto Brazzale di Zanè e grazie a lui la tendenza, a distanza di poco più di un anno, sta prendendo piede. Ora a cascata, ad aiutare le famiglie che vogliono fare figli, arrivano il comune di Val Liona, l’agenzia padovana Eurointerim e l’azienda Berto’s di Tribano, in provincia di Padova. E Brazzale, precursore di un atto che ha dato respiro e stimolo all’economia di molte famiglie, ora pensa ad un piccolo ‘club’ di imprenditori che hanno sposato la causa del benessere delle famiglie.

Siamo sempre in Veneto, in un lembo di terra dove l’attaccamento al territorio è forte e grande è la voglia di ricominciare a fare figli e di vederli crescere sotto gli occhi di mamma e papà, tanto che Filippo Busin, onorevole thienese nella passata legislatura, aveva fatto approdare l’argomento a Roma con una proposta di legge relativa al Baby Bonus. Tutto parte dall’Alto Vicentino.

“Mi fa un grandissimo piacere vedere che la nostra iniziativa è stata presa a modello – ha spiegato il presidente di Brazzale spa, storica azienda lattiero casearia – Spero ci sia una diffusione virale di queste misure. Auspico che altri industriali comincino ad adottarla, anche perché la nostra esperienza conferma che è una misura che dà un grandissimo beneficio al clima e al benessere dei lavoratori, con effetti molto positivi e consistenti anche nel clima di lavoro. Spero in una adozione generalizzata del bonus e credo che la nomina del nuovo ministro alle Politiche per la Famiglia Lorenzo Fontana, attui la proposta di legge presentata dall’ex onorevole Filippo

Busin. In più spero che lo Stato faccia la sua parte. Noi imprenditori infatti contribuiamo con il lordo – ha concluso – ma sarebbe bello se lo Stato facesse la sua parte detassando il bonus e lasciando la somma ai neo-genitori. Rimane ancora da lavorare sulla flessibilità degli orari e la durata dei congedi parentali, necessari per aiutare le giovani coppie”.

A Val Liona, comune vicentino nato a inizio dello scorso anno dalla fusione di Grancona con San Germano dei Berici e unico ente pubblico per il momento, l’amministrazione ha deciso di donare 500 euro per ogni nuovo nato residente nel Comune. Un contributo per dare una mano ai neo genitori, per ogni figlio naturale o adottivo, italiano o straniero, a patto che almeno uno dei genitori sia cittadino vallionese e nel caso di parti o arrivi gemellari, il bonus sarà moltiplicato per il numero d i bambini.

A Padova, è l’azienda Eurointerim a scendere in campo in nome dei nuovi nati. Un vero e proprio ‘albero della vita’ quello che intende creare il presidente Luigi Sposato, che ha messo a disposizione 50mila euro come fondo per il bonus bebè. Qui, l’80% dei dipendenti sono donne, e isoldi si aggiungono ad altri bonus destinati al benessere dei dipendenti.

A Tribano, è la Berto’s ad avere fatto la sua parte. La multinazionale, leader nella produzione di attrezzature da cucina, ha siglato con le rappresentanze sindacali un accordo per il welfare dei dipendenti: Bonus bebè e 14 diversi modelli di orario di lavoro, per favorire la genitorialità. In più, apprendistato per i giovani, con rimborso delle spese universitarie ai lavoratori-studenti e microcredito. 120 lavoratori, età media 38 anni, potranno godere di facilitazioni che non solo invogliano ad andare a lavorare, ma rendono possibili gli investimenti nella vita privata.

Dove non arriva lo Stato ci pensa il privato quindi. Infatti le aziende venete cominciano a muoversi per contribuire, in un modo o nell’altro, alla vita famigliare dei loro dipendenti, con un occhio di riguardo verso i figli e le mamme. Non solo bonus bebè, ma anche orari ridotti o flessibili, permessi concessi senza troppe domande, collaborazione nei confronti dei lavoratori in difficoltà. Segno che in Veneto il welfare si sta trasformando da parola a  fatto concreto.

Anna Bianchini