Un piano industriale costoso e necessario, le banche che non concedono il credito a fronte di un bilancio in forte passivo ed infine un debito di oltre 90 milioni di euro. E le bollette dei cittadini dell’Alto Vicentino aumentate solo di costo dell’acqua del 15% in 4 anni – calcoli dal 2015 al 2018 – ( su base 150 m3 annui), senza contare i vari costi aggiuntivi indicati con aumenti di quota fissa, quota acquedotto, fognatura, depurazione ed oneri di perequazione, costi che sono schizzati a latere.
La ragione della fusione tra Avs (Alto Vicentino Servizi, partecipata di proprietà dei comuni dell’Alto Vicentino per la gestione dell’acqua) e Acque Vicentine (la ‘collega’ che gestiva l’area berica), starebbe tutta lì. E ad essere la prima prova tangibile che quella fusione, che come aveva subito dichiarato il consigliere comunale thienese Attilio Schneck, “serviva a Vicenza per far pagare i suoi imponenti investimenti anche ai cittadini dell’Alto Vicentino per non sostenerli da sola, è il primo versamento effettuato da ViAcqua (la partecipata nata dalla fusione delle due): 15 milioni di euro contratti nel 2016 con Banca Etica e Banca Popolare dell’Alto Adige usati anche per ‘coprire’ un contratto con ‘derivati’ stipulato da Acque Vicentine nel 2009 con Banca Popolare di Verona in amortizing, e per proseguire un mutuo contratto con Banca Popolare di Vicenza sempre nel 2009.
E’ Giulia Scanavin, portavoce di Attilio Schneck, ad analizzare i numeri senza fronzoli, con la consulenza di un professionista e a sottolineare che “la fusione tra Avs e Acque Vicentine nasconde, in modo piuttosto evidente, difficoltà economiche della partecipata che gestiva il ciclo dell’acqua nell’area di Vicenza. Mi chiedo se i sindaci, o quantomeno qualche assessore, hanno letto i bilanci. Avrebbero visto immediatamente che stavano regalando un’azienda sana ad una in difficoltà, con la ovvia conseguenza di far crescere le bollette dei loro cittadini, per pagare non tanto gli investimenti nell’Alto Vicentino ma quelli, ben più imponenti, dell’area berica”.
Giulia Scanavin ha spiegato: “Il patrimonio di Acque Vicentine non era sufficiente a garantire agli istituti di credito il finanziamento per gli investimenti programmati. Ed infatti appena effettuata la fusione, la nuova ViAcqua ha coperto un contratto con derivati stipulato da Acque Vicentine nel 2009 con Banca Popolare di Verona in amortizing, per proseguire un mutuo contratto con Banca Popolare di Vicenza sempre nel 2009, di Euro 10.598.706. Lo si evince nell’allegato del primo bilancio di esercizio di Viacqua al 31/12/2017, alla voce ‘Strumenti finanziari derivati passivi’. Un investimento speculativo che aveva realizzato in precedenza una forte perdita sul valore iniziale, sceso al 31/12/2015 a 5.849.844,08 euro. Inoltre, Acque Vicentine all’approvazione di bilancio al 31.12.2016 aveva un totale delle passività pari a 154.428.363 euro, con un debito di 91.295.420 euro”.
Fin da subito dopo la fusione, sono stati gli stessi cittadini dell’Alto Vicentino a denunciare, in modo costante e continuativo, notevoli rialzi delle bollette. Che se in un primo momento venivano giustificati come fisiologici, visto che le bollette includevano un periodo di tempo più lungo, oggi, alla luce dell’annuncio del ‘via’ ad importanti lavori per l’area berica (il depuratore di casale è il più evidente), cominciano a tirare fuori dai cassetti le vecchie e le nuove bollette. E lamentele e segnalazioni sono riprese.
“I cittadini thienesi si chiedono ed in molti mi chiedono, viste le bollette relative al consumo di acqua in costante aumento, l’utilità della fusione tra l’azienda Avs, che amministrava il sistema di forniture di acqua nell’Alto Vicentino e l’azienda Acque Vicentine che gestiva la parte Berica comprensiva della città di Vicenza ed i comuni limitrofi – ha spiegato Giulia Scanavin – La politica ne ha parlato poco, pochissimi sindaci, consiglieri o assessori hanno iniziato a studiare la materia sollevando dubbi e perplessità. Stiamo parlando di figure istituzionali che dovrebbero prendersi carico delle necessità della comunità che rappresentano e farle proprie”.
In effetti, come più di qualche sindaco ha ammesso, ai consigli comunali dell’Alto Vicentino era arrivato un plico, proposto dall’allora presidente di Avs Giovanni Cattelan, che “aveva indicato come indispensabile la fusione tra le due partecipate, così da non rischiare di finire ‘preda’ del settore privato che sarebbe potuto entrare in gioco vista la scadenza nel 2026 della concessione della gestione dell’acqua ad Avs”.
“Un timore che non aveva senso di esistere”, aveva dichiarato Attilio Schneck, consigliere della Lega ed ex presidente della Provincia (pertanto ben informato sulla situazione della gestione dell’acqua nel territorio provinciale). Ma il suo avvertimento, di non regalare Avs ad Acque Vicentine consentendo la maggioranza in base al calcolo del numero degli abitanti, non ha avuto seguito e Avs si è fusa accontentandosi della quota di minoranza.
“Eppure, bastava leggere a caso qualche delibera consigliare per capire che con la questione della richiesta di prolungamento delle concessioni relative all’acqua si spingeva per un conseguente miglioramento dell’accesso al credito da parte del gestore e conseguente miglioramento della fattibilità dei piani di investimento – ha sottolineato Giulia Scanavin – Ma chi avrebbe revocato le attuali concessioni valevoli fino al 2026 ad un ente che gestisce un bene a domanda rigida o meglio un bene di monopolio? Nessuno, dato che le due aziende sono a partecipazione pubblica (in house). Quindi era chiaro che era una necessità di Acque Vicentine, che ha usato Avs per essere ‘credibile’ con le banche”.
Le tariffe dell’acqua a confronto: “aumentano anche i requisiti per le tariffe agevolate”
Dal confronto di alcune bollette, ante e post fusione, si evince che il costo al m3 (metro cubo) dell’acqua è passato da 1,25 euro (Avs2015) a 2,52 euro (ViAcqua 2019). “I valori sono ben lontani dagli aumenti del 9% dichiarati recentemente dal Presidente di ViAcqua – ha spiegato Giulia Scanavin – Un aumento che in realtà preannuncia nuovi incrementi per gli anni a venire, come è chiaramente riportato a pagina 15 della ‘Relazione degli Amministratori al Progetto di Fusione per Incorporazione di Avs Spa e Acque Vicentine Spa’. Inoltre le soglie di imputazione ai vari scaglioni delle tariffe agevolate sono cambiate, in diminuzione. Prima il consumo considerato come da quota agevolato in Avs era di 108 m3, ora per ViAcqua è notevolmente diminuito. E nuovi costi si sono aggiunti, i cosiddetti costi perequativi, che altro non sono che componenti tariffari atti a coprire spese aggiuntive con criteri di solidarietà, efficienza ed efficacia”.
La struttura di Avs ed Acque Vicentine
Come hanno confermato alcuni amministratori locali, “la struttura di Avs era dal punto di vista qualitativo e finanziario a livelli superiori rispetto ad Acque Vicentine”. E come aveva fatto notare Schneck prima della firma, “si sapeva che in caso di fusione delle due società gli investimenti dell’area berica sarebbero stati superiori a quelli di Avs e che l’omogeneizzazione degli investimenti pro-capite avrebbe portato sicuramente ad un incremento delle tariffe agli utenti”. “Per desumere ciò bastava dare un’occhiata allo stato patrimoniale netto indicato nel bilancio 2016 di Acque Vicentine: 31.156.552 euro con un utile di 3.807.763 euro, contro un patrimonio netto di 21.139.245 euro a fronte di un utile di 4.231.504 – ha sottolineato Giulia Scanavin – E’ assolutamente evidente che Avs, prima della fusione, aveva una redditività maggiore rispetto ad Acque Vicentine”.
La fusione: “Fatta per pagare debiti ed investimenti di Vicenza”
“Visto che con la fusione si chiedeva il prolungamento delle concessioni di utilizzo del bene acqua, per quanto riguarda l’area berica era assolutamente necessario ricorrere a finanziamenti atti a ristrutturare la situazione patrimoniale della società per far fronte alla realizzazione dell’impegnativo piano degli investimenti pluriennale – ha spiegato Giulia Scanavin – Risultava evidente che tutta l’operazione di fusione messa in atto era fatta solo ad esclusivo beneficio dell’area Berica, con maggiori oneri sulle tariffe a carico degli utenti di Avs, thienesi inclusi. Ma non solo per loro, ovviamente anche per gli altri 37 comuni aderenti ad Avs. Infatti il patrimonio di Acque Vicentine non era sufficiente a garantire agli Istituti di credito il finanziamento per gli investimenti programmati. E infatti, appena effettuata la fusione, la nuova Viacqua copre un contratto con ‘derivati’ stipulato da Acque Vicentine nel 2009 con Banca Popolare di Verona in amortizing, per proseguire un mutuo contratto con Banca Popolare di Vicenza sempre nel 2009 di 10.598.706 euro, come è riportato nel primo bilancio di esercizio di Viacqua al 31/12/2017 alla voce Strumenti finanziari derivati passivi. Investimento speculativo che aveva realizzato in precedenza una forte perdita sul valore iniziale sceso al 31/12/2015 a 5.849.844,08 euro. Inoltre, Acque Vicentine all’approvazione di bilancio al 31.12.2016, aveva un totale passivo pari a 154.428.363 euro e debiti per oltre 90 milioni di euro. In nome della razionalizzazione delle risorse organizzative e delle sinergie abbiamo accettato un affare per Vicenza ed una fregatura per l’Alto Vicentino – ha concluso Giulia Scanavin – I cittadini di Thiene, Schio e di tutti gli altri comuni del nostro territorio, ora devono pagare i piani di investimento dei vicini di casa. I dati presenti nei bilanci di solito non mentono e mi chiedo come sia stato possibile che sindaci e assessori abbiamo aderito alla fusione”.
Anna Bianchini