RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

A seguito dell’assemblea di Ava del 30 agosto, Cristiano Eberle, consigliere comunale di minoranza, ha espresso dure critiche nei confronti del Comune di Schio, evidenziandone l’isolamento rispetto agli altri soci. Secondo l’ex candidato a sindaco di Schio, il percorso intrapreso dal Comune è discutibile e privo di una chiara strategia, soprattutto in relazione al futuro piano industriale di Ava e alla gestione del termovalorizzatore. Eberle ha insistito sulla necessità di un confronto trasparente con le comunità locali, criticando la leadership politica del Comune, incapace, a suo dire, di assumere un ruolo di guida efficace per il territorio. Ecco il suo intervento:

“In data 30 agosto scorso è stata celebrata l’assemblea di Ava. In punto Masterplan (linee guida del futuro
piano industriale) gli esiti sono stati i seguenti: (i) con riferimento alla chiusura della linea 2 ha votato a favore
il solo Comune di Schio (voto contrario degli altri 30 soci – rapporto 30 a 1); (ii) con riferimento alle linee guida
del futuro piano industriale solo il Comune di Schio si è detto contrario (astensione di Marano e Torrebelvicino).
Qui di seguito alcune mie riflessioni.
La prima.
Senza entrare nel merito della complessa questione Impianto di Termovalorizzazione ritengo che,
prioritariamente, sia indispensabile pianificare operativamente un puntuale percorso di confronto con le
Comunità locali, Cittadini e Associazioni, sul futuro piano industriale di Ava, piano peraltro ancora non
puntualmente declinato, percorso che si fondi su scenari oggettivi e senza alterare la realtà empirica. Evidente
che la primaria ispirazione che dovrebbe guidarci in questo percorso consta nella complementarità della
piramide delle gerarchie in tema di ciclo del rifiuto, il rifiuto di oggi che dovrebbe trasformarsi nella materia
prima del domani. Ed è evidente altresì che la criticità rilevante sul punto è riferibile alla misurazione oggettiva
del grado d’inquinamento atmosferico generato dalla termovalorizzazione. Sul tema Termovalorizzatore in
queste ultime settimane ho riscontrato la presenza, su stampa e social, di dati non puntuali, di informazioni
sommarie, di scenari fuori contesto e, in alcuni frangenti, anche di peculiari illazioni prive di alcun raziocinio;
non credo che questo sia un buon inizio per il percorso di confronto che prima proponevo; credo che la buona
Politica, dovendo essa identificarsi in una concreta responsabilità verso la Comunità e il Territorio, necessiti di
una ferma onestà intellettuale.
La seconda.
Come ben sappiamo Ava è una società che beneficia di un affidamento diretto del servizio riferibile al ciclo
integrato del rifiuto senza il preventivo espletamento di una gara; in estrema sintesi, i Comuni soci di Ava hanno
deciso, legittimamente, che la propria società sia il soggetto migliore a cui affidare il servizio (house providing);
Ava deve quindi concentrare la propria attività sui servizi da erogare ai Comuni soci (almeno l’80%) e questi
ultimi devono obbligatoriamente esercitare un controllo puntuale sulla gestione di Ava medesima. Il principale
effetto positivo di tale modalità gestoria è che la gestione del termovalorizzatore è in mano pubblica (locale);
ciò rappresenta un dirimente elemento di garanzia per il controllo dei rifiuti a bocca dell’impianto (anche nella
loro diversa composizione tipologica) con evidente, e conseguente, pedissequo controllo delle emissioni in
uscita. Ma attenzione che il vigente Testo Unico sui Servizi Pubblici declina anche la procedura pubblica (gara)
quale modalità di individuazione del soggetto economico al quale affidare il servizio; l’attuale posizione di Ava
potrebbe quindi modificarsi qualora nel mercato vi fossero altri soggetti gestori ai quali, tramite gara, affidare
il servizio; la gara sarebbe di profilo europeo stante l’entità dei valori economici sottostanti. Ammettiamo quindi
che il vincitore della gara sia un Big Player del mercato; in tal contesto, quale sarebbe l’attenzione rispetto alle
emissioni? Ovviamente esse sarebbero entro i limiti di Legge ma il controllo sarebbe così puntuale come lo è
ora, controllo pubblico peraltro esercitato su scala locale e con modalità trasparenti? La scelta dei rifiuti da
termovalorizzare sarebbe definita come avviene ora? Il nuovo gestore continuerebbe ad investire con continuità
per rendere ancora migliori le emissioni in atmosfera? Ora, qualcuno potrebbe chiedersi: ma la proprietà del
termovalorizzatore è di Ava e quindi il rischio non sussiste; in realtà non è così: il Testo Unico sui Servizi Pubblici
prescrive che al soggetto gestore individuato tramite gara debba essere affidata la gestione (anche) del
termovalorizzatore per cui la proprietà, per come la intendiamo noi, non è dirimente; l’impianto sarebbe nella
piena ed autonoma disponibilità del nuovo soggetto gestore. Ciò detto, mi pare evidente come la priorità
assoluta sia di mantenere il controllo pubblico (locale) dell’impianto di termovalorizzazione. In tal senso ben
venga quindi la fusione con Soraris (società pubblica) implementando la presenza di Ava nel territorio; ben
venga la strategia di Ava di avere un ruolo gestorio determinante nell’intero bacino vicentino, un ruolo di
leadership che consenta di mantenere un rigido controllo sulla gestione del termovalorizzatore.
La terza.
A mio parere il modus operandi adottato dal Comune di Schio sul tema è assolutamente discutibile; inutile
peraltro negare l’evidenza: la pubblicazione, su stampa e social, di dati non puntuali, di informazioni sommarie,
di scenari fuori contesto e, in alcuni frangenti, anche di peculiari illazioni prive di alcun raziocinio, sono in parte
attribuibili al Sindaco e ad alcuni Assessori. La Politica, anche locale, la Politica con la P maiuscola, non è solo
ideologia ma è soprattutto capacità di realizzare gli obiettivi; sono dieci anni che si discute di Linea 2 e il Comune
di Schio non è riuscito ad ottenere alcunché; non è riuscito a trasferire le proprie convinzioni ai Comuni soci di
Ava, prova ne è l’esito della recente assemblea nella quale Schio ha votato contro anche rispetto alla fusione
con Soraris. L’Altovicentino deve agire, e interagire, in modo efficace; l’Altovicentino ha bisogno di Schio tanto
quanto Schio ha bisogno dell’Altovicentino. Ciò detto il reale bilancio politico di quanto accaduto,
indipendentemente dalla bontà delle diverse posizioni assunte, certifica l’isolamento del Comune di Schio, il
Comune di Schio incapace di assumere una positiva leadership nel contesto dell’Altovicentino; certifica
l’incapacità di governare i processi decisionali a beneficio del Territorio.”

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