“Per governare il cambiamento il presupposto principale è che ci si lasci fare, con l’autonomia in sanità e anche prima, da domani mattina, con scelte che il Veneto è già pronto a concretizzare sui fronti più caldi del settore, a cominciare dalla carenza di medici, dalla gestione delle borse di specialità, dall’accesso dei giovani medici alla professione. E a livello nazionale non chiediamo soldi in più, perché quelli che abbiamo li sappiamo gestire al meglio, ma di chiudere subito una stagione di tagli durata 7 anni e vari Governi di centrosinistra”.
Con queste parole, l’assessore alla Sanità Luca Coletto ha lanciato da Gallio sull’Altopiano di Asiago, la sfida del Veneto per la sanità del futuro. Lo ha fatto intervenendo, presente il Ministro per gli Affari Regionali Erika Stefani, alla seconda giornata di lavori della “Summer School 2018”, organizzata da “Motore Sanità” con il patrocino della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome e della Regione Veneto, e incentrata su un confronto a livello tecnico e amministrativo nazionale sui nuovi modelli tra il finanziamento del sistema e la crescita economica, i problemi e le soluzioni per le liste d’attesa in tutta Europa, la gestione delle cronicità, il governo del cambiamento, l’autonomia delle Regioni, l’innovazione terapeutica, le modalità di circolazione delle migliori pratiche.
Quella della carenza di personale sanitario è la principale criticità del momento indicata da Coletto.
“Si sappia – ha ammonito – che di questo passo saltano i Livelli Essenziali di Assistenza, perché se non abbiamo il personale sanitario e i medici che eroghino prestazioni e cure i Lea restano sulla carta. In Veneto ci riusciamo ancora al 100%, come attestato dal Ministero della Salute – ha aggiunto – ma con enormi difficoltà. Per uscirne sappiamo cosa fare: ci deve essere immediatamente consentito di gestire esclusivamente su scala regionale l’assegnazione delle borse di specialità, perché in un ufficio del Ministero di sicuro non sanno di che medici abbiamo davvero bisogno ad Asiago, piuttosto che a Chioggia o a San Bonifacio, e bisogna poter assumere negli ospedali i medici neolaureati non ancora specializzati da formare all’interno delle strutture a cura dei primari e dei colleghi anziani. Abbiamo già pronto un elenco di ospedali ‘formatori’”.
“Per la carenza di personale – ha aggiunto Coletto precisando una realtà poco conosciuta ma fondamentale per capire il fenomeno – si punta sempre il dito contro la Regione. Liberi di farlo, sbagliando, ma è ora che si sappia la verità. Il problema fu infatti creato dal mai troppo lontano Governo Monti che fissò una regola suicida: il personale andava determinato sulla base di teste e/o costi dell’anno 2004, meno 1,4%, obbiettivo da raggiungere entro il 2020, con la spesa del personale che comunque obbligatoriamente doveva diminuire ogni anno. I successivi Governi Letta, Renzi, Gentiloni, si guardarono bene dal correggere questa follia e siamo arrivati ai giorni d’oggi. Palese dimostrazione – ha concluso Coletto – di norme scritte da tecnocrati che non hanno la minima idea di cosa abbiano scritto, ma che guardano solo all’equilibrio di bilancio, che è importante, ma che in sanità non è il solo obbiettivo da raggiungere”.
a cura ufficio stampa Regione Veneto