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Coronavirus. Disabili scoperti e operatori senza paga

I danni contingenti da Coronavirus e la chiusura delle scuole per arginare eventuali contagi pesano sulle famiglie ma in particolar modo pesano sui genitori di figli disabili e sugli operatori che accompagnano i ragazzi durante l’apprendimento.

“Nella Ulss 7 Pedemontana il servizio di accompagnatori per disabili è stato vinto da due cooperative trevigiane i cui operatori, molti dei quali lavoravano con le cooperative che avevano l’appalto in precedenza, hanno pagato una quota per continuare a lavorare – spiegano dal Comitato Sanità Pubblica Alto Vicentino – Già pagati pochissimo a livello di retribuzione, oggi sono a casa senza lavoro e senza stipendio.

Nel silenzio di molte istituzioni, il Comitato Sanità Pubblica Alto Vicentino ha deciso di informarsi per vedere se sia possibile trovare una soluzione che aiuti le famiglie ad assistere i figli e gli operatori a percepire uno stipendio.

“E’ serio il problema di chi svolge questo lavoro delicato, senza il quale tutto il sistema dell’integrazione scolastica andrebbe a rotoli – spiegano dal comitato – Sono operatrici, quasi esclusivamente donne, normalmente pagate molto poco e che adesso sono a casa senza stipendio. Questo compito pubblico, delegato dai Comuni all’Ulss, viene attuato attraverso una convenzione con cooperative sociali, alle quali vengono pagate solo le ore di assistenza svolte. Alunni ammalati o scuole chiuse, per vacanze, condizioni meteo avverse, o altro, significa zero pagamenti. In passato questa condizione era di fatto mitigata da protocolli operativi che riutilizzavano le ore perse in altre attività, dando, pur nella precarietà, una maggiore sicurezza. È un lavoro che richiede competenze ed aggiornamento continui, grande flessibilità negli orari, spostamenti continui di sedi, per cui garantire una dignità lavorativa dovrebbe essere semplicemente doveroso. Ma non è così nel nostro bel Paese e nemmeno nell’Azienda Ulss 7 Pedemontana. Già a dicembre una delle cooperative, che opera in una piccola zona del nostro territorio, si è trovata in difficoltà economiche e ha ridotto lo stipendio ai soci. Ora la chiusura delle scuole e la mancanza dell’introito previsto rischia di danneggiare irrimediabilmente entrambe le cooperative. L’Azienda Ulss ha certamente grossi compiti da affrontare in questo periodo, ma non è tanto difficile trovare una soluzione a questi problemi. Perché, ad esempio, non si mettono insieme le esigenze delle famiglie e degli operatori, trasformando il servizio in domiciliare? Questa proposta è stata fatta dalle famiglie di alunni autistici di Treviso. Questi operatori sono tutti Oss: impossibile utilizzarli in altri ambiti? In situazioni estreme servono soluzioni veloci e creative, e noi auspichiamo che i dirigenti aziendali possano trovarle in fretta. E che una volta passata l’emergenza – hanno concluso dal Comitato Sanità Pubblica Alto Vicentino – anche questi lavori vengano considerati come meritano e riconosciuti sotto tutti i punti di vista, anche quello economico e della sicurezza del posto di lavoro. Una sicurezza che si tradurrebbe in continuità di assistenza agli alunni e in tranquillità per le famiglie”.

A.B.