Sciopero alla Asfo di Chiuppano per sollecitare l’azienda ad investire nel territorio e scongiurare il trasferimento nella sede di Rovigo.

4 ore di stop del lavoro mercoledì 11 novembre, annunciatedalle rappresentanze sindacali di Cgil e Cisl, con i lavoratori coinvolti nello sciopero con presidio in sede Asfo (Acciai Speciali Forgiati). Uno sciopero al quale partecipa l’80% dei dipendenti, sia in presenza che in smart working, con questi ultimi che hanno incrociato le braccia davanti ai loro computer.

L’azienda metallurgica, che oggi conta circa 130 dipendenti, è nata nel 1961 a Chiuppano con l’obiettivo di forgiare anelli laminati di medie e grandi dimensioni. Dal 1969 fa parte del gruppo Fomas con sede in provincia di Lecco e nel 2011 si è resa protagonista di un importante investimento a Rovigo, dove ha realizzato un nuovo stabilimento da 150.000 mq a Villamarzana, con l’obiettivo di rilanciare il mercato aggredendo altri mercati.

I sindacati spiegano le ragioni dello sciopero: “Nel recente passato la direzione aziendale, più volte interrogata sul futuro dell’attività produttiva di Chiuppano, non è mai stata in grado di rispondere in maniera esaustiva a garanzia della tenuta occupazionale per il sito vicentino. Le organizzazioni sindacali FIM CISL e FIOM CGIL hanno più volte segnalato le lacune legate alla manutenzione degli impianti, a garanzia dell’efficienza del ciclo produttivo. È grazie all’esperienza dei lavoratori, ingegnosi aggiustatutto, che l’azienda può contare su un prodotto finito che soddisfi le esigenze dei clienti. Le RSU aziendali di FIM e FIOM, indicano come gli investimenti che questa direzione aziendale ha operato nel tempo, non siano lontanamente sufficienti per garantire un vero interesse nel mantenere la produzione a Chiuppano. In questo modo, negli ultimi mesi del 2020, decine di lavoratori hanno deciso di dimettersi, optando per una alternativa occupazionale che garantisca loro un futuro più certo. Nonostante la forte preoccupazione registrata dalle rappresentanze sindacali per la fuga delle competenze e delle professionalità, che comportano inevitabili conseguenze nelle linee di produzione, la direzione aziendale non ha risposto in maniera adeguata a coprire i vuoti lasciati. La capacità produttiva risulta compromessa anche per effetto della crisi da pandemia, che colpisce tutto il settore, ma in Asfo sembra essere più marcata, anche per effetto degli elementi di criticità evidenziati, mettendo l’azienda in un rapporto di concorrenza schiacciante nei confronti dei competitors. In questo scenario, i lavoratori presenti in azienda assistono a dinamiche inequivocabili che portano a dedurre il prossimo lento declino, attraverso il trasferimento di alcuni macchinari che partono alla volta dello stabilimento di Villamarzana. Da più di un anno le RSU e le Organizzazioni Sindacali hanno chiesto rassicurazioni in merito all’occupazione e la stabilità del sito di Chiuppano. L’azienda, per contro, dopo lunga trattativa, si è limitata a sottoscrivere un accordo per consentire tutele aggiuntive per la trasferta di una parte dei lavoratori nel sito di Rovigo, impiegati e squadre di diretti in produzione. Un accordo sindacale che tutela il posto di lavoro ed il riconoscimento di un extra per il disagio subito a causa dello spostamento giornaliero, che impatta sugli orari di lavoro. Ma il vero tema è la sostenibilità dello stabilimento di Chiuppano: tutti i segnali portano a pensare che l’azienda andrà incontro ad un declino, trascinando con sé 130 lavoratori e le loro famiglie. Un declino non annunciato ma perpetrato attraverso gli atteggiamenti”.

I lavoratori di Asfo intendono dichiarare il loro disagio, nei confronti di una situazione che va ad appesantire il clima di insicurezza globale. “A seguito dello stato di agitazione proclamato lo scorso 4 novembre, l’iniziativa dello sciopero dell’11 prevede l’allestimento di un presidio all’ingresso dell’azienda a Chiuppano, nel rispetto delle misure di contenimento da contagio per Covid – spiegano i sindacati – I metalmeccanici sono già provati dalla sospensione della trattativa nazionale per il rinnovo del loro Contratto di Lavoro, scaduto a dicembre 2019. La controparte non intende riconoscere le rivendicazioni contrattuali presentate ormai un anno fa, indebolendo di fatto un settore che rappresenta la spina dorsale dell’industria manifatturiera italiana. Oltre a ciò, alla Direzione di Asfo i lavoratori chiedono un cambio di rotta, attraverso azioni concrete: a parole, fino ad oggi, non si sono prodotti effetti credibili”.

“Lavoro in Asfo da circa 20 anni – ha spiegato amareggiato uno dei lavoratori al sit in – Ho sempre ammirato la crescita e la correttezza della proprietà. Ho sempre avuto entusiasmo nel vederla crescere e diventare una realtà sempre più strutturata. Questo cambio di direzione, oltre che preoccupare, ci amareggia tutti”. “Un dipendente certo non può cambiare le sorti dell’azienda – ha concluso un lavoratore – ma esigiamo almeno rispetto e trasparenza”.

di Redazione Altovicentinonline

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