Quando il tifo politico supera la pietas umana.
Capita che sotto elezioni politiche la notizia di un disabile paraplegico costretto ad andare a trovare la moglie ricoverata in condizioni critiche all’ospedale di Santorso metta a nudo la disumanità di nostri lettori che si rivelano più ‘sensibili’ nel difendere lo schieramento politico che un loro concittadino fragile, che mai come ora avrebbe bisogno di aiuto.
Il disabile, padre di due giovani figli che hanno rischiato di rimanere senza madre, ha ‘osato’ fare una denuncia informale, utilizzando la nostra testata giornalistica, disponibile da sempre con chi ha la buca davanti casa o il lampione rotto sul marciapiede, per raccontare le sue enormi difficoltà nello spostarsi all’interno dell’ospedale con le sedie a rotelle che si prendono all’ingresso e si rilasciano all’uscita. Sedie a rotelle che siamo andati a vedere e provare di persona e che, effettivamente, risultano essere obsolete, poco pratiche e che addirittura si muovono agilmente solo se spinte all’indietro.
Apriti cielo: “Che notizia è?” si chiede l’ex parlamentare che conosce personalmente il protagonista e autore della denuncia in quanto hanno frequentato lo stesso movimento politico per anni. E poi prende il via la parata dell’insensibilità.
“Un disabile incapace di camminare non possiede una propria sedia a rotelle?”, si interroga squallidamente un altro lettore, senza provare a mettersi nei panni di un paraplegico che cammina reggendosi sulle stampelle e con quelle ci impiegherebbe mezza giornata per raggiungere il reparto del terzo piano dove è ricoverata da mesi la moglie.
“Con tutti i problemi che ci sono stiamo a pensare alle sedie a rotelle dei disabili?”, ha commentato una ‘signora’ che probabilmente la parola ‘disabilità’ è abituata ad ascoltarla il tv o durante le campagne elettorali quando i politici la utilizzano per arraffare voti tra i più deboli della società e convincerli ad andare a votare nonostante per loro sia una fatica. Ne potremmo elencare ancora una sfilza e potremmo pubblicare i loro nomi, degli autori di questi commenti scritti spavaldamente sulla nostra pagina facebook da chi non ha esitato ad ostentare cinismo, insensibilità e opportunismo politico.
Qualcuno ci ha anche chiesto perché abbiamo dato spazio alla denuncia del disabile e ci sono voluti i nervi saldi per spiegare, con le buone maniere a gente ignorante, che ai giornalisti liberi non importa chi vai a colpire ma devono dare voce a chi non ne ha, a chi attraverso un giornale può portare alla luce un caso che, se affrontato da chi di competenza, può risolvere un problema ad una intera categoria: in questo caso i disabili che si devono spostare sulle sedie a rotelle all’interno dell’ospedale.
Il giornalismo vero non bada ai colori politici, ma denuncia i problemi della nostra società, specie quando si tratta del servizio pubblico o di diritti sanciti dalla Costituzione e calpestati. Siamo orgogliosi di avere dato la parola ad un disabile, che sta affrontando il momento più difficile della sua vita, con una moglie giovane che non sa quando e in che condizioni lascerà quel lettino d’ospedale e con due figli adolescenti che hanno bisogno di serenità.
Ci ha fatto tenerezza ieri sera questo nostro concittadino, che quasi si giustificava per aver sollevato in maniera garbata una problematica che affligge tutti quelli come lui e che dopo la sfilza di attacchi subiti ripeteva: “Non ho mai votato Pd e non ho offeso nessuno”, quasi a giustificarsi di avere avuto il coraggio di denunciare un disagio che proprio grazie a lui si potrebbe risolvere.
Vergognosa la censura dell’articolo sul gruppo facebook ‘Sei di Malo se’, dove si definisce, tra l’altro in modo errato, “diffamatorio” l’aggettivo “da terzo mondo” accanto alla parola ‘carrozzine’, dando per scontato che il disabile abbia detto una bugia.
Possono la politica ed il tifo da stadio sfrenato di cittadini incollati al pc e capaci solo di sbraitare portare all’umiliazione gratuita di una persona in difficoltà? Qualcuno ci ha invitato a vergognarci e non ha risparmiato nemmeno a noi frecciate che invitano a non toccare l’argomento ospedale. Non solo non ci vergogniamo, ma siamo fieri della libertà che ci consente di dare la parola alle persone potenti, come l’assessore Manuela Lanzarin che ieri attraverso le pagine del nostro giornale ha spiegato come i nostri studenti ritorneranno in sicurezza tra i banchi di scuola. Ma diamo volentieri la parola anche al vecchietto che vive solo in casa ed ha bisogno che qualcuno gli porti i pasti a casa. Un giornalista vero è più attento alla voce del popolo che a quella dei potenti, la sua è una missione che non ha colore politico perché, nel momento in cui l’ideologia politica superasse i fatti che ha il dovere i denunciare, il giornalista stesso dovrebbe cambiare professione.
Umberto, ti chiediamo scusa per quello che hai dovuto subire. Ma cogliamo al volo l’occasione e lanciamo una sfida: visto che la vicenda umana è stata sminuita per questioni di ideologia politica, a questo punto speriamo che sia proprio la politica ad intervenire per risolvere una volta per tutte questo grave problema, non solo per te stesso, ma per tutti i disabili con difficoltà motorie.
Anna Bianchini
Natalia Bandiera
Santorso. Un ospedale da film americano e sedie a rotelle da terzo mondo