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Carrè. Missionland vola in Africa: “Piscine e istruzione per aiutarli a casa loro”. Fotogallery

Aiutiamoli a casa loro. Non il solito slogan, ma un’azione vera e propria, di aiuto concreto, che Missionland, la onlus nata per gioco a Carrè grazie alla volontà di un gruppo di amanti del fuoristrada, ha realizzato al nord del Senegal.

Dopo Amatrice e l’Umbria devastati dal terremoto dello scorso anno, dopo i campi profughi in Sicilia e i lavori nella nave Juventa, la nave della Ong tedesca Jugend Rettet, Missionland è volata in Africa, per un progetto sanitario e umanitario innovativo e di fondamentale importanza per il paese subsahariano.

“L’inferno non è così tremendo come quello che sto vedendo in questi giorni – ha spiegato Roberto Maculan, fondatore e leader di Missionland – Siamo stati una decina di giorni in un villaggio ad est di San Louis –  Abbiamo avviato una collaborazione con ‘Rainbow for Africa’ (arcobaleno per l’Africa) e in questo posto abbiamo evidenziato la necessità di realizzare alcune piscine”.

Le piscine in questo caso non sono uno sfizio, nessuna vasca gigante in qualche super villa, ma piscine  realizzate perché i bambini possano tuffarsi e fare il bagno, e vitando così di ammalarsi di bilharziose, una malattia trasmessa da parassiti, che causa quasi 10mila morti l’anno e che i piccoli prendono spesso quando si tuffano per giocare o lavarsi nell’acqua del fiume.

Impossibile pensare che senza una valida alternativa all’acqua del fiume, i bambini evitino di tuffarsi o di bere. Da qui il progetto delle piscine, con acqua pulita e disinfestata, che garantisce loro di mantenere le abitudini evitando di ammalarsi.

“Mi rendo conto che il progetto sembra stano – ha commentato Roberto Maculan – ma si tratta d un vero e proprio progetto sanitario”.

Non solo piscine però. “Da ieri siamo arrivati a Dakar, la capitale del Senegal, per un progetto a Mbeubeus, la  seconda discarica più grande dell’intera Africa – ha spiegato il leader di Missionland – Un inferno, anzi, credo che l’inferno sia migliore di qui. Come raccoglitori delle immondizie ci lavorano oltre tremila persone e molti di loro sono bambini. Siamo qui per realizzare un centro sanitario per tutte le persone che ci lavorano e vivono in uno stato di salute perennemente precario, perché sono poverissimi e il posto è esageratamente malsano. Le immondizie bruciano di continuo ed è facile intuire come espandano infezioni, batteri e malattie di ogni tipo. Mbeubeus è tristemente famosa nel mondo per l’alto tasso di mortalità delle persone che vivono nelle vicinanze o che ci lavorano – ha concluso Roberto Maculan – Ai bambini l’alluminio è pagato 15 franchi, praticamente niente, poi viene rivenduto ai cinesi a 250 franchi, quando vale 3 euro al chilo La criminalità è ovunque. Noi, nel nostro piccolo, che in realtà è molto, facciamo di tutto per dare una mano e lo facciamo da anni in modo serio e concreto”.

Anna Bianchini