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Calvene. Don Pozza firma le riflessioni del Papa per la Via Crucis

E’ toccato a Don Marco Pozza di Calvene l’onore di preparare le meditazioni per le 14 tappe dell’edizione 2020 della Via Crucis del Venerdì Santo che sarà destinata ad entrare nella storia. Dopo 55 anni ininterrotti nello scenario del Colosseo, quest’anno verrà celebrata, a causa delle restrizioni mondiali per il Coronavirus, nel Sagrato della Basilica di San Pietro.

A Don Marco Pozza, originario di Calvene e da nove anni cappellano della Casa di Reclusione ‘Due Palazzi’ di Padova, giornalista e conduttore per Tv2000 di programmi-intervista a Papa Francesco, è stato chiesto dallo stesso Pontefice di preparare le meditazioni per le 14 tappe della Via Crucis che saranno trasmesse in mondovisione alle 21 di questa sera, venerdì 10 Aprile da Rai1, Tv2000 e tante altre reti.

“Con la giornalista del settimanale della Diocesi di Padova La Difesa del Popolo, Tatiana Mario, ho provato a realizzare una Via Crucis contemporanea dove i protagonisti delle stazioni della Via Crucis sono persone molto diverse – racconta Don Pozza – Tra loro ci sono cinque persone detenute, i familiari di una vittima di omicidio, la figlia di un uomo condannato all’ergastolo ostativo, un’educatrice, un magistrato di sorveglianza, la madre di un detenuto, un catechista, un frate volontario, un agente di Polizia penitenziaria, un sacerdote accusato e poi assolto definitivamente dopo otto anni”.

La richiesta del Papa “è arrivata mentre stavo lavorando con lui al programma di Tv2000 sul Credo (l’ultima puntata sarà proprio la sera di Pasqua alle 21 su Tv2000, ndr). Gli ho fatto leggere un testo scritto da un ragazzo del nostro carcere. Il Papa è rimasto colpito. E mi ha detto: mi piacerebbe tanto che foste voi ad aiutarmi a comporre le meditazioni della Via Crucis. In quell’istante ho percepito il sorriso di tutto il mondo che c’è dietro al carcere: finalmente abbiamo l’occasione di fare una cosa assieme, per raccontare il bene immenso che c’è”.

“Sarà una Via Crucis ‘carcerata’ in tutti i sensi – ha spiegato don Marco a Famiglia Cristiana – Primo perché realizzata con l’aiuto del mondo del carcere, e secondo perché sarà ‘reclusa’ nel Sagrato di San Pietro mentre tutta l’Italia è agli ‘arresti domiciliari’ nelle proprie case. Un segno potente, per cavarne dal male un bene più grande”.

di Redazione Altovicentinonline