Anche se in tono minore rispetto a quanto da tempo era stato pianificato, si sono celebrate rispettivamente sabato 14 a Caltrano e domenica 15 a Carrè le “nozze d’oro” delle locali Associazioni Donatori del Sangue Alto Vicentino.
Una storia ultradecennale partita nel lontano 1970, l’8 marzo a Caltrano e un mese dopo a Carrè: per alcuni anni i donatori compirono il loro percorso come Fidas per poi staccarsi negli anni Novanta fondando questa nuova sigla autonoma, operativa oggi anche con una sede a Fara Vicentino.
La parola d’ordine però è sempre la stessa: donare sangue per donare vita. Parole che non sono uno slogan ma una vera e propria missione che pur rimodulata e tradotta in base all’uditorio, viene costantemente ripetuta nelle scuole di ogni ordine e grado e in tutte le manifestazioni dove è possibile partecipare con un punto informativo.
Un’opera di sensibilizzazione che ha dato i suoi frutti: “Attualmente possiamo contare su circa 125 donatori attivi di tutte le età” – afferma Luciana Sola, Presidente della sezione di Caltrano. “Anche il nostro Direttivo, composto da 14 unità, vede consigliere tanto un ragazzo di vent’anni quanto un arzillo giovanotto di oltre 80: entrambi pieni di entusiasmo ed entrambi assolutamente preziosi. Per questo cinquantesimo volevamo fare un libricino che racchiudesse la nostra storia, ma l’impossibilità di trovarci regolarmente ci ha rallentati” conclude la Presidente convinta che comunque si recupererà nel 2021.
Ottima partecipazione anche per i “fratelli” di Carrè: “Abbiamo quasi 200 donatori attivi” – afferma soddisfatto il Presidente Carlo Sartori – “ci rammarica non aver potuto festeggiare i benemeriti con la premiazione prevista e con un grande pranzo sociale, senza contare tanti altri momenti associativi fra i quali uno spettacolo teatrale per i nostri ragazzi”.
Per il momento quindi solo due messe a suffragio degli amici donatori scomparsi e una breve cerimonia di saluto con i rispettivi sindaci: giusto il tempo di fare il punto sull’attività sociale ribadendo con orgoglio che nonostante lockdown e pandemia il livello di donazioni non ha subito flessioni rispetto agli anni scorsi.
L’intento comune è chiaro: continuare con la responsabilità e l’impegno sempre dimostrati in tanti anni, anche in virtù del ruolo decisivo che il plasma iperimmune sta avendo nella lotta al coronavirus.
Il tempo della festa è solo rinviato.
Marco Zorzi