Lui è Antonio Costalunga, 71 anni da Schio, in capo con un altro socio ad una piccola azienda a San Tomio di Malo, che dà lavoro ad 8 dipendenti, dove gli affari vanno più che bene, ma che dall’11 settembre si è visto chiudere i rubinetti dalla banca.
La revoca dei fidi concessi è stata denunciata da Antonio Costalunga, tramite un video che lui stesso ha pubblicato sul suo profilo facebook. Secondo l’imprenditore, nel giro di una notte e senza dargli alcun preavviso, sono stati revocati 70 mila euro in affidamento alla sua ‘sana azienda’.
Tanta rabbia ed amarezza nello sfogo via web di Toni Costalunga, battagliero imprenditore che dopo una forte crisi che aveva colpito la sua azienda tra il 2008 ed il 2012, si era risollevato “con le unghie e coi denti – come dichiara Costalunga nel suo video – Eravamo usciti dal purgatorio, riportando l’azienda sul mercato coi 5 successivi anni di crescita di fatturato e pagamenti sempre onorati, mai insoluti ai fornitori o ritardi nel pagare gli stipendi”.
Restava però la macchia sull’azienda, la segnalazione alla Centrale dei Rischi del 2011, ma restava anche la determinazione di Costalunga di tenere aperta l’azienda, non mandare a casa i dipendenti e darsi da fare.
Quel darsi da fare che per un piccolo imprenditore, che non vuole spostare i propri affari all’estero, significa tutto: bussare alle porte, andare in cerca di nuovi clienti, ridurre costi, credere nel proprio prodotto e credere nel futuro.
Ma il futuro, nel caso di Antonio, si chiama ‘bad bank’ e poco importa se il fatturato cresce, col riassetto i fidi si taglino: “Zero rischi per le banche e per coprire le loro malefatte siamo finiti nelle loro trappole – continua con rabbia Antonio Costalunga – Eravamo tranquilli, il 7 settembre abbiamo dato disposizione di bonifici e rientrando al lavoro l’11 settembre abbiamo constatato la mancata disposizion’. Come unica risposta da parte del direttore della banca subito interpellato: “Voi non avete più fidi con noi, non possiamo fare più nulla’”.
E poi, secondo l’imprenditore, ancora il nulla: nessun numero di telefono o email, nessun nome di un funzionario dell’istituto a cui rivolgersi, lasciando nell’affanno l’azienda di Costalunga, nel dovere spiegare a dipendenti e fornitori cosa fosse successo e chiedere scusa.
Il tempo delle scuse è finito. Dice Costalunga: “Non c’è più spazio alla vergogna per come la banca abbia messo in difficoltà l’azienda l’11 settembre, trattandomi da ‘pezzente’ pur avendo alle spalle cinque anni di condotta da cliente esemplare e, seppur vero che la sua azienda continuerà a lavorare grazie ad una propria liquidità ed alla caparbietà di Toni: “Sappiano che io mi piego, ma non mi spezzo, avanti tutta”, tanti e troppi piccoli-medi imprenditori si sono fatti risucchiare nella vergogna, scegliendo la strada del suicidio.
L’onta del non potere onorare gli impegni presi, del vedere profilarsi sempre più la strada del fallimento, mentre banche e Stato voltano le spalle, accoppano la fiducia e la determinazione degli imprenditori che sono stati la spina dorsale dell’economia.
Il tutto nella greve mancanza di aiuto concreto e reale da parte di politici, o politicanti, che si affannano a rincorrere i propri presunti diritti, calpestando la dignità di chi, tra imprenditori e operai, rappresenta la linfa economica del paese.
Che Toni Costalunga rappresenti un esempio, per dire ‘no’ al voltafaccia delle istituzioni.
Paola Viero