“Certe interpretazioni catastrofiche su recenti dati diffusi sul consumo del suolo nel Veneto sono probabilmente l’esito di una lettura superficiale dello studio. E’ vero che il consumo risulta ancora elevato, ma è altrettanto vero che dopo la legge del 2017, da me fortemente voluta e sostenuta sul consumo zero del suolo, che dovrà portare all’azzeramento al 2050 come indicato dagli obbiettivi europei di protezione del suolo, la situazione ha iniziato a invertirsi vistosamente, passando dai 1.138 ettari del 2017 ai 683 ettari del 2021. Quasi un dimezzamento. Nessuno peraltro, nel puntare l’indice sul Veneto, ha tenuto conto con quali modalità e parametri sono state fatte le rilevazioni. Se l’avesse fatto, non avrebbe avuto motivi per allarmarsi e polemizzare”.
E’ questo il commento del Presidente della Regione del Veneto ai dati contenuti nel nono Rapporto ‘Consumo di Suolo, Dinamiche Territoriali e Servizi Ecosistemici’ prodotto da SNPA, Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.
“Come rappresentato dai rilievi ARPAV” – fa notare il Presidente – “è visibile una diminuzione progressiva dei valori di consumo dopo il 2017, anno in cui si era registrato il valore massimo di oltre 1.300 ettari, dovuto per buona parte a ‘consumo reversibile’, che precedentemente veniva solo parzialmente rilevato e non veniva differenziato dal consumo totale. A partire dal 2018 dunque c’è stata una importante diminuzione del consumo irreversibile, mentre quello reversibile è rimasto elevato, anche per l’apertura di cantieri per la realizzazione di grandi opere, come ad esempio la Superstrada Pedemontana Veneta, la cui costruzione nel 2017 ha subito una forte accelerazione. Dal rapporto si evince anche che – aggiunge il Governatore – degli 813 ettari assegnati al Veneto, 129 sono di suolo già ripristinato, riducendo così l’occupazione reale a 683 ettari; 230 sono dovuti a indispensabili strade, 92 a edifici residenziali (case per la gente); 4 ad aeroporti (mi si dica che non servono), 19 per aree impermeabili non edificate tipo parcheggi e piazzali, 51 per cave che però sono tecnicamente considerate ‘consumo di suolo reversibile’ (e in Veneto lo sarà), 28 per edifici produttivi.
E’ questo stesso Rapporto – dice il Governatore – che testimonia la costante riduzione dei valori di consumo effettivo dei suoli dopo il 2017. Il Veneto, come poche altre Regioni, si è assunto nel 2017 il compito di fare una scelta di tendenza e quindi di portare gradualmente al consumo pari a zero nel 2050, in perfetta linea con le norme europee. Deve essere peraltro evidente, anche al più critico degli osservatori, che gli effetti della nostra programmazione, già ben visibili, saranno via via ancora più significativi nel corso degli anni, durante i quali la legge del 2017 farà sentire progressivamente più forte il suo impatto positivo.
In questo ambito – segnala ancora il Presidente della Regione – anche l’aspetto culturale è di fondamentale importanza: oggi tutte le Amministrazioni Comunali possono autonomamente invertire la rotta in materia urbanistica, cioè dal consumo indiscriminato di suolo per nuovi insediamenti (residenziali e produttivi), facendo una scelta di “risparmio” del terreno agricolo e di “recupero” delle aree edificate degradate. Anche i notevoli incentivi economici e fiscali che lo Stato ha assegnato e sta assegnando, porta ad una inversione di rotta che vede in primis i territori farsi attori di questo cambiamento. In tal senso è significativo rilevare che tra i 3 comuni virtuosi individuati a livello nazionale c’è Marano Valpolicella, in provincia di Verona, che insieme a Como e Impruneta, si aggiudica la prima edizione del concorso ISPRA e conquista il titolo di “Comune Risparmia suolo” del 2022 per la categoria comuni minori di 10.000 abitanti”.
L’amministrazione regionale starebbe comunque valutando, anche alla luce dei continui monitoraggi sullo stato di attuazione della legge e sulle progettualità comunali nel campo della riqualificazione/rigenerazione urbana, l’opportunità di riconsiderare alcune fattispecie attualmente oggetto di disposizioni derogatorie rispetto alle limitazioni imposte ed è in corso di definizione uno specifico accordo con l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto – ARPAV, per l’interscambio di dati e di metodi di valutazione, per una più articolata analisi del fenomeno e degli effetti sui servizi ecosistemici forniti dal suolo e, in generale, per la verifica dell’efficacia della disciplina di contenimento del consumo avviata a livello regionale.
Non meno costante appare anche l’interesse dell’amministrazione regionale per la qualità delle città e, in particolare, per le infrastrutture verdi in ambito urbano, interesse confermato dall’avvio, nel 2021, di un tavolo di lavoro specifico che sta coinvolgendo i tecnici del verde dei capoluoghi, l’ANCI Veneto, l’Associazione Italiana Direttori e Tecnici Pubblici Giardini e altri soggetti. Il tavolo ha lo scopo di consolidare, migliorare e ampliare questo importante patrimonio naturale, essenziale per la qualità della vita nelle nostre città. I dati che emergono dall’ultimo rilevamento ISTAT ‘Dati ambientali nelle città – verde’, confermano le buone performance dei capoluoghi veneti nei valori relativi alla densità di verde storico e parchi urbani di notevole interesse pubblico presenti in ambito urbano.