“L’amministrazione di Valli ama gli animali? Ma mi faccia il piacere. Semmai li amano… da morire”.

Il commento sarcastico arriva da Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali e risponde all’esito  dell’indagine disposta sul gatto morto per avvelenamento nella contrada valligiana. E’ una denuncia forte quella degli ‘amici degli animali’, che non hanno accettato di buon grado che la vicenda che ha portato alla morte della gatta Wally venisse liquidata con un’autopsia che dichiara ‘morte accidentale’.

Grazie all’esame autoptico infatti, è stato appurato che la micia è deceduta dopo aver ingerito casualmente una sostanza lumachicida, usata comunemente per preservare orti e coltivazioni.

Pace fatta tra Enpa e Comune quindi? Assolutamente no, visto che l’ente che protegge gli animali non intende abbassare la guardia e rilancia con ulteriori accuse che mirano dritte alle responsabilità dell’amministrazione nella vicenda. Responsabilità che, come ha dichiarato Enpa attraverso un comunicato, riguardano anche l’informazione che porta alla prevenzione.

“Non so se siamo più allibiti dall’ipocrisia o dalla mancanza di sensibilità dimostrata dall’amministrazione comunale di Valli del Pasubio nella vicenda del ritrovamento di esche topicide e della morte di Wally, una gattina randagia che era stata adottata da una famiglia in contrada Bariola – riporta il comunicato firmato da Fabiola Bertoldo, presidente di sezione – L’Enpa ha ricevuto una segnalazione da parte di un cittadino allarmato per la morte del suo animale. Non ha fatto inutili allarmismi, ma semplicemente attivato le autorità competenti, come prevede la normativa  in caso di sospetto avvelenamento o di  morte improvvisa di animale non riferibile ad una malattia comune già accertata”.

Enpa dichiara che la morte della gatta avviene durante la notte, la micia esce di casa alle 23 e viene ritrovata morta il mattino seguente.

Nei giorni successivi i proprietari si accorgono di bustine di topicida buttate sul pavimento di uno stabile vicino alla loro casa e, preoccupati, sospettando che quella fosse la causa dell’avvelenamento, segnalano il problema  in modo che altri animali non dovessero morire come purtroppo era toccato a Wally.

“La segnalazione all’Enpa è stata fatta il 30 ottobre e immediatamente è stata richiesta la bonifica con rimozione del veleno – spiega Fabiola Bertoldo – Il Servizio Veterinario dell’Ulss ha richiesto il lunedì seguente la carcassa dell’animale per far luce sui fatti. Solo una settimana dopo sono usciti due agenti della Polizia Locale e il geometra comunale. Ci è stato riferito che giusto un giorno prima una persona ha  ripulito tutte le bustine sparse in giro, perlustrando ogni angolo della contrada ma dimenticandosene evidentemente una”.

In contrada Bariola nel frattempo, l’aria è diventata pesante. I controlli e le dichiarazioni dell’amministrazione comunale hanno dato risposte per tranquillizzare gli animi, ma hanno contemporaneamente fatto passare per ‘esagerati’ coloro che avevano richiamato l’attenzione rendendo noti i fatti. “Non si tratta di un solo gatto morto – è la denuncia – sono almeno 4, ma le loro carcasse sono state rimosse volontariamente”.

Enpa difende coloro ai quali stanno a cuore gli animale e la sua presa di posizione mira anche a mettere in luce anche i piccoli gesti necessari alla prevenzione: “In contrà Bariola qualcuno ha sparso  bustine di topicida come fossero caramelle, senza utilizzare come previsto dalla legge i previsti contenitori che non permettano l’accesso alle specie non bersaglio. Così facendo, anche bambini e animali avrebbero potuto inavvertitamente ingerire sostanze velenose che possono provocare dolori atroci o addirittura la morte”.

La critica di Enpa mette in luce anche alcuni consigli: “Esistono sostanze naturali come la cenere e altro che hanno il medesimo effetto di allontanamento delle lumache senza avere alcuna tossicità sull’ambiente e dannosità verso gli animali”.

A.B.

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