Comincia con un vero e proprio successo l’annuale sagra di Sant’Antonio del Pasubio. L’altra sera  oltre 500 persone si sono radunate per assistere alla toccante e commovente rievocazione storica inscenata da oltre 200 abitanti di Valli provenienti da tutte le contrade. Un esempio  di coordinamento tra tutte le frazioni del paese, che assieme hanno dato vita ad uno spettacolo che ha strappato applausi e lacrime di commozione ai presenti.

Nell’introdurre la sfilata commemorativa della Prima Guerra Mondiale Pierino Sberze, presidente dell’Associazione Sportiva di S.Antonio che organizza la Sagra, ha sottolineato come “diversamente dagli altri anni questa volta tutti gli abitanti di Valli collaborano come un solo corpo per la rievocazione. Per 20 giorni abbiamo provato tutti assieme quello che vedrete stasera, ritenendo giusto affrontare uniti un tema così delicato ed attuale”.

Tra le due emozionate ali di folla che hanno riempito la piazza di S.Antonio dunque si sono avvicendati vari gruppi di persone che hanno ripercorso le tappe salienti del primo conflitto. Particolare attenzione è stata data alle ripercussioni umane della tragedia bellica nel piccolo comune montano, sottolineate dai brani di guerra proposti durante lo svolgimento, in grado di toccare profondamente tutti gli astanti. E così due bambini al grido di “E’ arrivata la guerra, è arrivata la guerra!” hanno rotto il rispettoso silenzio creatosi prima dell’inizio. In seguito i regi postini hanno portato agli uomini presenti le lettere di convocazione alle armi, per poi lasciar spazio al passaggio di un reparto di Alpini, solennemente in marcia sulle note di “Il Piave mormorava”. Poi ancora focus su un ospedale da campo zeppo di soldati mutilati e crocerossine, la distribuzione del rancio, i renitenti alla Naja. Un corollario a 360° sulla situazione di allora. Si è infine concluso con una delle più grandi piaghe del primo conflitto mondiale: i profughi delle contrade assieme agli orfanelli, simbolicamente caricati di ogni tipo di masserizie, oggetti vari, cibo, suppellettili, in marcia verso un destino ignoto.

Ma in mezzo a tutta questa simbolica disperazione il finale ha svoltato decisamente, definito dalle parole di Sberze come “il sereno dopo la tragedia”. Gli oltre 200 sfilanti sono confluiti tutti assieme al centro della piazza, sventolando festosi decine di bandiere tricolori sulle note dell’Inno di Mameli, venendo lungamente applauditi nella finale ovazione generale.

Federico Pozzer

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