Quando in località Asse si abbandona la SP46 del Pasubio per inerpicarsi verso contrada Feltrin, la sensazione è quella di essersi perduti. I tornanti sono stretti e talvolta sprovvisti di guardrail, manca l’illuminazione se non fosse per i bagliori quasi sfuocati che dal centro di Torrebelvicino illuminano tenuamente la valle.
E’ qui che all’interno di un rustico che non ha alcuna voglia di aderguarsi a tutti i costi alle linee di un gusto architettonico moderno e un po’ conformista, si può trovare il piccolo regno del Pedy.
La sua trattoria è aperta dai primi anni Novanta e per trent’anni anche il menù è rimasto immutato: l’antipasto di salumi vi accoglie appena seduti, ai primi piatti che oltre alla tradizionale zuppa di porcini offrono una selezione di paste fresche coi sughi fatti in casa nei quali prevale il sapore dell’orto, segue immancabile la carne alla brace, una coccola per il palato, cotta a puntino proprio dal titolare davanti agli occhi dei commensali.
Pedy, all’anagrafe Antonio Ugliola, compirà 81 primavere il prossimo 6 giugno ma di staccarsi da quel mondo dove tutto sembra essersi fermato, non ci pensa nemmeno per un attimo: simpaticamente politically uncorrect, Pedy sostituisce i modi apparentemente ruvidi della prima impressione, con larghi sorrisi e uno sguardo che tradisce un cuore grande. Anche la sala, a primo acchito, lascia un po’ basiti per quel calco in gesso con la testa del Duce, ma basta guardarsi attorno per capire che non c’è alcun retrogusto nostalgico nè tantomeno velleità di revisionare i fatti storici. Pedy e il suo locale si assomigliano: eccentrici, folkloristici ma mai offensivi. Di certo genuini e fatti di quella cordialità gioviale e accomodante che ormai va perdendosi.
Antonio non ha avuto una vita facile: nato ad Harar Jugol, una città nell’altopiano etiopico orientale da una cameriera e una padre che non c’è mai stato, da piccolissimo fu brutalmente rispedito in Italia subito dopo la fine del secondo conflitto bellico ad opera dell’esercito inglese. Crescendo ha subito abbracciato il mondo della ristorazione lavorando e gestendo diversi locali fino all’approdo nel ‘buen retiro’ di Contrà Feltrin. Non si sbottona sulla sua vita sentimentale anche se confessa di aver viaggiato tanto e conosciuto donne bellissime, ‘ma ora mi faccio bastare i ricordi’ si schernisce malizioso.
E mentre in tavola, dopo un tiramisù ‘coi ovi freschi’, Veronica arriva col caffè rigorosamente di moka, c’è giusto il tempo di un’ultima risata e di una pacca sulla spalla: perfino l’attesa del conto è un piccolo show, non sei ancora uscito che già hai voglia di tornare a trovarlo. Perchè a cena da Pedy si entra clienti e si esce amici.
Marco Zorzi