“Decine di profughi in arrivo a Torrebelvicino che alloggeranno nelle ventidue camere dell’ex hotel Fonte Margherita”.
La notizia, presa a Torre come un vero e proprio ‘allarme’, arriva da Alex Cioni e dal comitato Prima Noi, che dopo aver verificato che l’immobile è stato venduto all’asta, si sono messi sulle tracce dell’acquirente per accertare se sia vero o no che l’ex albergo è destinato a divenire un centro di accoglienza per richiedenti asilo.
Nessuna certezza al momento, ma solo chiacchiere, che si sono diffuse fino ad arrivare alle orecchie del sindaco Emanuele Boscoscuro, che non ha per nulla apprezzato l’eventualità.
“Ci risulta che il proprietario dell’ex hotel Fonte Margherita abbia acquistato l’immobile all’asta e sia ora intenzionato a velocizzare i
lavori di ristrutturazione per adibirlo ad un centro di accoglienza profughi – hanno spiegato Cioni e Pima Noi – Si tratta di ventidue camere da letto in tutto, per cui è facile ipotizzare l’arrivo di qualche buona decina di persone. Stiamo verificando se la notizia sia vera e se così fosse, chiamiamo alla mobilitazione generale”.
Un po’ più cauto Boscoscuro che, pur allarmato da un’ipotesi che pare farsi di ora in ora più concreta, ha specificato: “Lo stabile è al grezzo e i lavori sono fermi da dieci anni. Non credo sia possibile rendere la struttura agibile velocemente, pertanto non vedo così imminente la destinazione dell’immobile a favore dei migranti. E’ vero che l’ex hotel è stato venduto, ma al momento non sappiamo nulla più di questo. Di certo – ha continuato – l’amministrazione comunale non potrà intervenire sulla decisione del proprietario dell’immobile, anche se faremo di tutto per porre dei limiti. A Torrebelvicino non abbiamo bisogno di centri di accoglienza profughi – ha concluso – piuttosto gradiremmo avere privati che investono in alberghi o strutture che ricevano turisti”.
Prima Noi torna anche sulla proposta della Prefettura di Vicenza di alloggiare un discreto numero di profughi all’ex ospedale De Lellis di Schio, di proprietà dell’Ulss 4, che pare destinato a diventare un centro di identificazione e smistamento.
“L’Alto Vicentino non può divenire un campo profughi per l’assenza di volontà politica del governo che rifiuta di respingere i flussi di immigrati o per la volontà di privati interessati solo a fare business – ha spiegato Cioni – La gran parte di questi richiedenti asilo presumibilmente non otterrà niente (forse la protezione umanitaria perché la danno quasi ad occhi chiusi), ragion per cui una volta rigettata la domanda di asilo e buttati fuori dal programma di accoglienza si ritroveranno per strada con il solo invito scritto su un pezzo di carta di lasciare l’Italia entro quindici giorni. La pericolosità di questa gestione – ha concluso il leader di Prima Noi a nome del gruppo – è sotto gli occhi di tutti, perché una volta usciti dal programma di accoglienza, i migranti rimarranno in Italia e vivranno di espedienti, come stanno già facendo alcuni di loro”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Emanuele Boscoscuro, che a differenza della maggioranza dei comuni dell’Ulss 4 e in linea con altri suoi sei colleghi, non ha mai firmato con la Prefettura il protocollo di accoglienza diffusa dei profughi nella provincia di Vicenza.
“Non mi sono mai pentito di non aver firmato i protocollo d’accoglienza come invece hanno fatto la maggioranza dei miei colleghi – ha commentato il sindaco – A parte che il documento mi risulta scaduto, perché originariamente aveva la durata di alcuni mesi e non penso sia stato rinnovato, comunque, è chiaro che è un accordo che non ha senso di esistere. Tonezza del Cimone ha un enorme problemi di profughi nonostante l’amministrazione abbia firmato il protocollo – ha concluso – e molti comuni che anno aderito all’impegno non hanno nemmeno un richiedente asilo”.
Anna Bianchini