Ecco, ci risiamo: anche stamattina è stata soppressa la corsa del treno, che da Thiene porta a Vicenza. Si tratta di quello delle 7,57 e non è mancata la protesta di chi per studio o lavoro è costretto a subire il disagio da parte degli utenti che sono quasi rassegnati ad arrivare in ritardo e a snervanti attese. Ma non significa solo questo viaggiare con Trenitalia, descritta come un’azienda quasi fallimentare. Sono migliaia le persone che ogni giorno utilizzano il treno per raggiungere l’università, la scuola o il luogo di lavoro, in particolare nella linea Schio – Vicenza e ritorno. E dopo lo spauracchio della sopressione di treni e linee che ha tenuto nell’incertezza tutti i pendolari nel periodo estivo, la situazione non è migliorata in autunno. Parola di chi vuole accogliere l’appello di quanti invitano a scegliere il mezzo pubblico. ‘Ci mettessero nelle condizioni di farlo – si ribellano all’unanimità – ci costringono ad usare le auto anche se prenderemmo volentieri il treno che il servizio funzionasse decentemente’.
All’andata si sentono i più fortunati i pendolari che partono da Schio. Sia Francesca che Davide concordano: ” Almeno noi riusciamo a sederci ogni mattina! Quando arriviamo a Thiene e il treno è già pieno quasi ci fanno pena le persone che devono salire.” Anche se Davide precisa: “Io per fortuna non viaggio nelle fasce di punta, ma posso prendere il treno dopo le 8. Lì ci sono meno persone e le condizioni di viaggio sono buone, non mi lamento. Ma faccio il pendolare da qualche mese e sentendo gli altri forse sono stato solo fortunato” A Thiene, il Minuetto arriva e alla stazione parte il toto scomesse: sarà singolo o doppio? Per fronteggiare infatti la grande affluenza Trenitalia mette a disposizione al mattino due treni anzichè uno, collegati, in modo da ospitare a bordo più persone. Ma per quasi tutto il mese di settembre e ottobre non è stato così: il treno, piccolo e con pochi posti, arrivava a Thiene con già persone in piedi o sedute negli scalini. Tra valigie degli studenti fuorisede, riscaldamento altissimo e impossibilità di spogliarsi, ammassati come capi bestiame.
A Dueville poi, sono in tanti ad aspettare ogni giorno il treno, e nel 90% delle volte chi parte da questa stazione paga un abbonamento per fare l’intero viaggio a piedi. Addirittura nelle fasce orarie del matino utilizzate soprattutto dagli studenti delle superiori spesso diventa difficile salire. Qua resta a terra.
Giada sale a Dueville, lavora a Vicenza in un negozio, che raggiunge tra ritardi e treni stracolmi, sperando sempre che non ci sia qualche fermata improvvisa e non giustificata che le costerà un ritardo al lavoro.
Anche Elisabetta studia a Venezia e ogni giorno litiga con ritardi e sopressioni che le fanno immancabilmente perdere le coincidenze. E mentre, ci racconta, il treno Verona – Venezia è accettabile, i disagi aumentano nel Milano – Venezia. “Le cose peggiori in questi treni – spiega – sono la sporcizia, i ritardi spesso mai annunciati o comunicati troppo tardi per trovare un’alternativa, l’impossibilità di appoggiare la valigia o di poterla mettere dove non disturba e la mancanza di prese elettriche. Con tutti questi ritardi se mi trovo con il telefono scarico non so come avvisare qualcuno che venga a prendermi! Passi il wifi, sarebbe troppo in Italia, ma almeno la corrente…”
Il rapporto qualità prezzo ne risente: nonostante i mezzi pubblici italiani siano meno cari rispetto ai corrispondenti europei, di fronte ai continui aumenti dei biglietti, ma a nessun miglioramento del servizio sono sempre di più le lamentele e l’insoddisfazione. Tanto che c’è anche chi c’ha rinunciato. Come Elisabetta, pendolare da Thiene, che lavora a Vicenza. “Devo arrivare puntuale in ufficio, e finisco tardi la sera. Ma di fronte alle continue sopressioni serali del treno delle 18.39 ho detto basta. Da alcuni mesi ho scelto l’auto. Certo, devo pagare la benzina, il parcheggio e la navetta che dal parcheggio mi porta in centro, ma almeno so quando arriverò a casa e non devo restare continuamente in stazione in balia di guasti non precisati.”
Giulio è stato 6 mesi in Svezia, e utilizzava tutti i giorni i mezzi per muoversi. “In 6 mesi i treni hanno avuto solo 4 ritardi e una soppressione. E in quell’unica volta che è stato soppresso c’era un motivo più che valido: un signore era stato colto da un infarto salendo e il treno si era fermato per i soccorsi. Qui basta appena un po’ di pioggia per accumulare ritardi e c’è sempre da sperare che non nevichi”
Tutti sottolineano una cosa: un problema di comunicazione. Guasti, ritardi, treni che non partono possono anche essere cose che capitano ma chi resta bloccato spesso non riceve alcuna spiegazione. Qualche esempio?
In un treno a metà ottobre in partenza delle 18.39 da Vicenza, nessun controllore spiega perchè sia ancora fermo alle 18.50. Alle 19, qualcuno si spazientisce e all’improvviso c’è chi deve aver pensato: basta, scendiamo e prendiamo quello dopo (delle 19.10). Appena scesi la testa del gruppo torna indietro: il treno delle 19.10 è quello in cui erano, ma nessuno l’ha comunicato. Il treno è partito alle 19.30 da Vicenza, e nessuno ha spiegato cosa sia successo.
Storie di tutti i giorni, che si ripetono. La storia si è ripetuta anche stamattina e chissà per quanto il copione si ripeterà dietro l’indifferenza di chi probabilmente, ha già deciso che deve andare così.
Nicole Zavagnine