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Thiene-Schio. La Prefettura avverte: “In arrivo mille profughi”

L’ondata straordinaria di immigrati non risparmierà neanche Thiene.

C’è grande preoccupazione nell’Alto Vicentino a causa dell’arrivo imminente di circa mille profughi in Provincia di Vicenza. Molti di loro saranno smistati proprio nel territorio e la  Prefettura ha spedito ai Sindaci un avviso attraverso il quale chiede ‘aiuto’ per trovare collocazione al grande numero di disperati. Allo stesso tempo però, sempre la Prefettura ha avvisato i primi cittadini che, qualora qualche Comune non si organizzasse per prestare aiuto, si troverà comunque a dover affrontare il problema. La situazione è di estrema emergenza pertanto, voglia o non voglia, i profughi arriveranno e in qualche posto si dovranno sistemare.

“E’ una situazione davvero delicata – ha commentato Giovanni Battista Casarotto, Sindaco di Thiene – Ieri, quando mi è arrivata la comunicazione, ho pensato a cosa può fare il Comune di Thiene. Al momento non abbiamo una struttura pubblica in gradi di accogliere i profughi che la Prefettura ci vorrà destinare. Non conosciamo il numero di persone che dovremo aiutare e c’è secondo noi una struttura sola in grado di essere utilizzata come ‘ricovero’. Non è un immobile del Comune – ha continuato Casarotto – è di privati, per cui ne devo parlare con il proprietario e vedere se è possibile trovare un accordo. Per quanto ci riguarda, come Comune faremo quanto potremo per rendere meno impattante possibile l’emergenza  nei confronti dei cittadini, ma noi Sindaci possiamo poco. Lo Stato offre 35 euro al giorno per ogni profugo, per cibo, imposte relative alla persona e alloggio. Se qualche privato decide di intraprendere il percorso di accoglienza per percepire i soldi come introito, l’amministrazione non può fare nulla. Ipoteticamente, se metà dei cittadini thienesi decidesse di ospitare un profugo, in città ce ne sarebbero oltre 10mila e nessuno potrebbe farci niente”.

Infatti, a Tonezza del Cimone, Valli del Pasubio e Cesuna, così come in tanti altri Comuni, i migranti hanno trovato accoglienza in strutture private che hanno aperto loro le porte.

Emanuele Cattelan, presidente Ascom del Mandamento di Thiene, e Andrea Piovan, presidente mandamentale di Confartigianato, non condividono la gestione del problema e sono scesi in campo per richiamare l’attenzione degli operatori.

“Capisco che percepire 35 euro al giorno per persona possa dare sollievo ai gestori di strutture che, di questi tempi, si trovano in difficoltà – ha commentato Emanuele Cattelan – Questa soluzione però mi preoccupa perché è una soluzione a breve termine che si ripercuote negativamente sul concetto globale di turismo. I profughi che arrivano sono tutto sommato bravi ragazzi, ma è chiaro e comprensibile che la percezione dei cittadini e dei turisti, davanti ad una situazione di emergenza così delicata ed impattante, non sia positiva. Qualche giorno fa – ha continuato – una persona mi ha riferito che a Cesuna ne ha incontrati una quarantina a zonzo a fare nulla. Tutte brave persone, ma sono essere umani ed è fisiologico che debbano essere impiegati in qualche modo. E non è facile nemmeno trovare loro occupazioni temporanee, perché spesso, lavoretti come sfalciare l’erba, dipingere le proprietà comunali o impieghi di questo tipo, sono retribuiti da alcuni Comuni ai cittadini in difficoltà attraverso voucher. Togliere questi lavori per affidarli gratuitamente ai profughi, non ha una ripercussione positiva sul territorio, perché toglie ancora di più ai residenti. Tra l’altro – ha concluso – a me risulta che di tutti questi migranti, solo una piccola percentuale stanno veramente scappando alla guerra. Io credo che quelli che non provengono da zone a rischio dovrebbero essere rimpatriati nei loro paesi d’origine”.

Gli ha fatto eco Andrea Piovan, che, condividendo quanto detto da Cattelan, ha aggiunto: “Sono preoccupato per la mala gestione della situazione. Quando i profughi vengono accolti, il problema non si risolve. Qui non si parla né di aiuto né di inserimento a queste persone. Vengono collocati senza dare loro niente, senza professione, senza progetti, senza lingua e senza futuro. Inoltre – ha continuato – se penso ai tanti giovani tra loro che si trovano a confrontarsi con una società che è molto più sviluppata rispetto alla loro, temo possano subire qualche choc e sviluppino sensi di rivalsa. E poi c’è il Governo centrale  che si sta comportando da irresponsabile. Il fatto che lo Stato ‘scarichi’ queste persone sui Comuni senza dialogare con le amministrazioni o con le istituzioni è inaccettabile”.

Anna Bianchini