A volte le banche sbagliano i toni e i modi con cui si rivolgono ai propri clienti. Ma quanto è capitato ad una famiglia dell’altovicentino rasenta la pochezza dello spessore umano se la questione gira attorno all’esistenza e alla sopravvivenza di un figlio minore disabile.

Poco meno di un mese fa squilla il telefono, a rispondere è la madre che resta basita dalla comunicazione che la propria banca le sta dando: “Non possiamo più accreditarvi la pensione di vostro figlio a nome vostro, gli dovete aprire un conto a nome suo perché il nostro istituto ha un accordo con l’Inps”. A nulla sono serviti i tentativi di spiegare che il figlio, essendo minore, non percepiva una pensione ed in quanto disabile la somma che l’Inps erogava era un’indennità di accompagnamento per l’assistenza e la cura del minore. Caduta nel vuoto anche la richiesta dei due genitori di vedere gli ‘accordi tra Inps e banca’ con cui il funzionario di banca troncava ogni loro replica.

”Altri hanno aperto il conto senza fare storie”. Della serie ‘fate così altrimenti non vi possiamo mandare avanti la pratica”. Se spesso e volentieri al giorno d’oggi l’arroganza paga, non nel caso della vicenda di questa famiglia, che ha puntato i piedi, non ha sottostato ad un obbligo telefonico mal spacciato e scarno di maggiori indicazioni. Ha intrapreso un’altra battaglia in un campo che spesso miete vittime: la burocrazia. Ha incominciato a telefonare all’agenzia Inps di riferimento e via di seguito fino ad arrivare a bussare agli uffici regionali dell’ente pensionistico dove ha trovato la risposta al loro quesito, o meglio, hanno trovato la conferma delle proprie ragioni.

L’Inps stabilisce espressamente, con nota del 26 marzo 2014, quali sono i diritti dei genitori disabili o di chi ne fa le veci, precisando che non serve l’autorizzazione da parte del Giudice tutelare per gestire l’indennità di accompagnamento o di frequenza, che devono essere gestite direttamente dai genitori. Queste somme sono quindi liberamente utilizzabili dai genitori per l’assistenza del proprio figlio disabile, per cure mediche, trattamenti terapeutici o riabilitativi, per la frequenza di corsi scolastici, ovvero per tutto quello che è necessario per l’assistenza e la cura del minore disabile. Somme che vanno erogate a chi è destinato ad utilizzarle, ai genitori come nel caso di questa famiglia dell’alto vicentino. Con queste informazioni alla mano,la famiglia ha chiesto un appuntamento in banca.Dopo un “ma non so”e “forse…”la filiale non ha potuto altro che porre le dovute scuse alla coppia.

Oltre a condurre una vita con un figlio disabile,tra mille preoccupazioni,dubbi,incertezze sul futuro,a questa famiglia,di certo non serviva l’indelicatezza di uno sprovveduto bancario, carente nell ‘andare a fondo sulla vera natura dell’erogazione inps e soprattutto,millantando accordi inesistenti tra inps ed istituto bancario.

Lorenzo Bressan

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