Che i commercianti non abbiano simpatia per le grandi strutture commerciali è cosa nota. Ma una presa di posizione così decisa e determinata da Emanuele Cattelan, presidente di Confcommercio del mandamento di Thiene, forse erano in pochi ad aspettarsela.
“Dovremmo decidere di demolire metà di ogni capannone inutilizzato e restituire l’altra metà al territorio – ha detto il commerciante – e smetterla di voler ‘riciclare’ le grandi strutture vuote per farne centri commerciali o trasformarli in agglomerati di negozi che andrebbero a sommarsi ai tantissimi esercizi già esistenti che, in molti casi, faticano ad andare avanti”.
La dichiarazione del presidente Ascom di Thiene ha interdetto per un momento le centinaia di persone presenti alla fiera dell’Artigianato di Marano Vicentino, che in quel momento presenziavano all’incontro con Luca Mercalli, metereologo, responsabile dell’osservatorio metereologico di Moncalieri e docente universitario, arrivato a Marano per parlare di variazioni climatiche, dell’impatto che queste hanno sul territorio e di come il rispetto per l’ambiente deve conciliarsi con la necessità dell’essere umano di progredire tecnologicamente.
Ma Cattelan ha presto spiegato: “Non si tratta di demolire per intero i capannoni quando non vengono più utilizzati, ma di demolirne una parte per recuperare terreno verde e di riutilizzare l’altra parte in modo sano e con progetti di interesse comune”.
Un’idea su tutte: fare orti, giardini, parchetti, palestre, campi di allenamento, cinema, luoghi di incontro e socializzazione. Insomma, tutto quello che oggi, a dire di molti, mancano in tanti comuni dell’Alto Vicentino (e non solo).
“Il costo dei capannoni in disuso è stato già ammortizzato da anni che sono stati usati per la produzione – ha continuato Cattelan – Non si può pensare di poter riutilizzare queste grandi strutture sempre e solo ad uso commerciale. Pensiamo alla zona Lanerossi di Schio o all’area Ferrarin di Thiene. Ci sarebbero decine di modi di ‘riciclare’ i capannoni e il suolo che ricoprono in modo migliore rispetto al convertirli in nuove aree commerciali. Al giorno d’oggi, dove negozi ce ne sono già a sufficienza, è sbagliato voler aprire nuovi esercizi, perchè andrebbero a fare dannosa concorrenza a quelli che già faticano a stare aperti. E a loro volta, questi nuovi negozi, faticherebbero a resistere in un mercato già saturo. E di conseguenza, non ci sarebbe nessuna ripercusione positiva per i posti di lavoro di eventuali dipendenti, i quali sarebbero appesi a un filo sia nei negozi vecchi che in quelli nuovi. Per questo – ha concluso – propongo di pensare a parziali demolizioni strategiche dei capannoni che giacciono inutilizzati e alla conversione della parte che resta, in strutture che possano essere utili alla collettività”.
Anna Bianchini