Negozi vietati ai cani e proprietari di cani che bandiscono i negozi? Nessun problema.
La black list degli esercizi commerciali che vietano l’ingresso ai cani non infastidisce per niente l’associazione commercianti di Thiene che anzi, invocando la totale libertà di scelta, risponde a Enpa “Facciano pure”.
Se ne parla da giorni sui social network, da quando l’Ente Nazionale Protezione Animali locale ha ‘dichiarato guerra’ all’amministrazione comunale per il nuovo regolamento sulla conduzione dei cani, da alcuni indicato come “fatto su richiesta di alcuni commercianti stanchi di trovarsi pipì o pupù su ingressi e vetrine”.
Un vademecum non apprezzato da chi considera il suo amico a quattro zampe un membro della famiglia che gode di pari diritti quando si tratta di andare a spasso per la città, ma che in alcuni negozi non è gradito, tanto da essere respinto al momento dell’ingresso o da trovare esplicito divieto appeso alla porta.
“Proponiamo di stilare una black list (lista nera, come quella dei paesi che sono veri e propri paradisi fiscali e che è riconosciuta a livello internazionale) di tutti i negozi che vietano l’accesso ai cani o dove gli animali non sono graditi”, avevano chiesto alcuni proprietari di cani. E il loro appello era stato preso in considerazione.
Ma se questa voleva essere una ‘provocazione’ per i commercianti o per l’amministrazione, per far capire quanto ingiusto sia il vietare o non gradire l’ingresso del migliore amico dell’uomo nelle attività commerciali, il concetto viene respinto a gran voce proprio dalla presidenza di Ascom.
“Non si tratta di simpatia o antipatia nei confronti dei cani – ha spiegato Emanuele Cattelan, presidente del mandamento locale – Si tratta piuttosto di rispetto per quegli esercenti che per vari motivi di carattere professionale, preferiscono non avere animali nel loro negozio”.
Merci delicate, cibi, abbigliamento, o altri prodotti, sui quali la bava o il pelo di un cane potrebbero compromettere la pulizia o l’igiene del bene stesso, che in quanto ‘intaccato’ diventerebbe invendibile o, quantomeno, dovrebbe poi essere ritrattato e perderebbe la sua integrità originale.
“So bene che cosa significa avere un cane – ha continuato Cattelan – sia in termini di affetto che di igiene. Ma non si possono rispettare solo le esigenze dei cani e dei loro proprietari, è doveroso comprendere che un negozio è un luogo di lavoro, dove la merce ha un valore che va rispettato. E’ impensabile immaginare un gatto che dorme su una pila di magliette in un negozio, così come è impensabile lasciare giocare dei bambini in un negozio di cristalli”.
Rispetto reciproco è quello che invoca Ascom. Rispetto che è fatto di dare e avere, di comprensione e accettazione reciproca e che, quando mancano i presupposti, ben vengano delle regole precise che a priori stabiliscono i limiti reciproci.
“I commercianti che decidono di non ammettere cani nei loro negozi hanno già calcolato che perderanno alcuni clienti – ha sottolineato il presidente Ascom del mandamento di Thiene – E stilando una black list dei negozi, molti proprietari di cani hanno a loro volta considerato di escludere alcuni esercizi dal loro shopping. E’ una scelta legittima, che difendo da entrambe le parti. L’importante – ha concluso Cattelan – è che poi si accettino le reciproche posizioni e si vada avanti ognuno nel pieno rispetto delle scelte dell’altro”.
Anna Bianchini