Domani i bambini della scuola elementare di Lampertico non potranno fare merenda. Obbligo per i piccoli di andare a scuola solo con una bottiglietta d’acqua, perché gli insegnanti vogliono far capire loro che cosa significa ‘avere fame’,

Un gesto estremo che, se da una parte ha trovato sostegno di qualche famiglia, dall’altra parte è stato anche fortemente criticato da tanti genitori, che ritengono i bambini troppo piccoli per un concetto così profondo.

Alla base della decisione della scuola infatti, l’intervento a lezione di Rabeah Allhajyhia, consigliere comunale di Altavilla e cittadina italiana dal 2004. Siriana di nascita e attivista per un’associazione che lotta per la libertà della Siria, la donna è stata accolta alle elementari lunedì scorso per raccontarsi e far capire ai bambini che cosa significa essere profugo.

Un progetto nobile probabilmente, apprezzato da chi ritiene che i bambini debbano capire fin da piccoli che non tutti sono fortunati come loro, ma che non è stato particolarmente apprezzato da altri genitori che dietro la scelta della scuola non ci vedono nessuno spirito umanitario, ma solamente una scelta politica, che mira a trasferire ai bambini un senso dell’accoglienza che nulla ha a che fare con la vera emergenza profughi che sta vivendo l’Italia.

Nessuna presa di posizione netta per il momento da parte dei genitori, che hanno deciso di assecondare la richiesta della scuola di non dare la merenda ai bambini e hanno anche accettato di donare 50 centesimi, somma simbolica che dovrebbe insegnare ai piccoli che cosa significa donare a chi ne ha bisogno.

Tutto a posto ufficialmente, ma tra i corridoi e i social network i genitori non le mandano a dire.

“In questa scuola c’è da tempo la tendenza a schierarsi politicamente con idee di sinistra – ha commentato un papà – Bisognerebbe essere dalla parte dei bambini e preoccuparsi di loro, la politica lasciamola fuori dalle scuole”. “Mia figlia rimarrà senza merenda e avrà il senso della fame – ha spiegato amareggiata una mamma – ma non sarà comunque in grado, vista l’età, di capire il grande problema che sta dietro alla nostra volontà di farle saltare la merendina. Il problema dei profughi e della fame nel mondo sono concetti seri, che vanno spiegati quando si è in grado di capirli. Togliere il cibo a un bambino che non capisce la motivazione è una cattiveria che non ha senso, perché il lato educativo non viene percepito”.

Abbiamo scelto l’anonimato degli intervistati per tutelare la privacy dei bambini.

Anna Bianchini

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