Da insegnante di sostegno per i bambini ipovedenti a ufficiale della Polizia Locale. Da vigilessa a Bibione a vicecomandante del Consorzio Polizia Locale Nordest Vicentino.

Katia Dal Masetto 46 anni, commissario,  originaria di Velo d’Astico, con un sogno che si è realizzato nel ’93 quando ha vinto il concorso che le ha fatto indossare una divisa che porta con rigore, umanità e sensibilità di donna. Di lei i superiori riferiscono di una grande disciplina.

La sua è autentica devozione ad un lavoro che ama, che non le fa avvertire la stanchezza di ore ed ore trascorse ad organizzare i servizi dei suoi sottoposti, che considera degli appartenenti ad una ‘grande famiglia’.

Il suo volto è familiare a Thiene e nei comuni dell’hinterland di competenza del Consorzio Nevi, dove ha fatto carriera, diventando l’emblema di quello che una pregnante figura femminile può fare in un ambiente per troppi anni riservato esclusivamente agli uomini.
Braccio destro del comandante Giovanni Scarpellini, le piace lavorare in sordina e confessa che ogni giorno trascorso al servizio della legalità è la conferma della scelta presa. Una professione volta al rispetto delle regole e al servizio dei più deboli in difficoltà.
Una decisione presa quando, giovanissima, era costretta a vivere lontana da casa con una bambina piccola, oggi 19enne che è la sua prima sostenitrice, assieme alla mamma che l’ha sempre  aiutata.

Katia, come è cambiato il rapporto con i cittadini in questi lunghi anni di servizio?
Una volta c’era molto più rispetto per la divisa in genere. Oggi  è un disastro. La gente va in escandescenze per una multa e arriva qui al comando come se avesse perso la ragione. Negli ultimi anni la situazione è degenerata anche per colpa dei social network che hanno dato la parola a chiunque, dando libero spazio anche a chi ha augurato la morte a nostri uomini per una semplice multa.

Augurare la morte? Ho capito bene?
Certo. Non scorderò mai un episodio che mi ha segnata tantissimo. C’era una persona a cui avevamo elevato una sanzione. Il nostro normale lavoro, ma questo uomo si è voltato verso una collega, l’ha guardata dritto in faccia e con un tono di una violenza irripetibile, ha augurato la morte al figlio. Un brivido mi ha attraversato il corpo. La mia collega stava affrontando un dramma fortissimo: il suo bambino stava male. E’ morto qualche mese dopo.

Leggo nelle sue parole che il dolore è ancora vivo, cambiamo argomento: ci sono invece, cittadini che sanno ringraziarvi perché siete al loro servizio?
Per fortuna si. Capita spesso con le persone anziane che si recano nei nostri uffici raccontandoci che non si ricordano più dove hanno parcheggiato la loro auto. Sono disperati e sconfortati. Noi li tranquillizziamo, li facciamo salire sulle nostre vetture e insieme andiamo a cercare i mezzi. Ci vuole sensibilità con queste persone indifese, nei cui occhi si legge lo smarrimento per qualcosa di cui non hanno colpa perché si sa che con l’età che avanza si perde la memoria e spesso,  accade anche a persone giovani. Ma non sono solo  i più anziani a ringraziarci. Ci sono persone con altissimo senso civico che comprendono che anche quando multiamo ,  facciamo il nostro lavoro. Intimare ad un automobilista che ha assunto  alcol o droga  significa proteggere la collettività e salvare vite. E’ il nostro compito.

Katia, le piace di più il lavoro d’ufficio a redigere i servizi per i colleghi o l’azione sulla strada?
Il mio lavoro mi piace tutto. Dall’ordine pubblico, per il quale tutti gli agenti sulla strada fanno squadra in nome della sicurezza, a quello dietro la scrivania per conciliare gli orari di lavoro con quelle familiari del personale. Lì occorre sensibilità per mettere d’accordo l’uomo in divisa con il padre o la madre di famiglia. Conciliare questi due aspetti consente all’agente di rendere  di più. E’ chiaro che l’azione è il massimo dell’adrenalina per chi fa questo lavoro.

Che dote umana deve avere chi vuole fare il suo lavoro?
Deve avere spirito di sacrificio e non può essere egoista.

N.B.

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