Serve un piano regionale per i tempi crematori, una legge che tuteli le casse comunali dai project financing, che abbia a cuore salute e territorio e che regolamenti gli impianti per quanto riguarda le dimensioni. Lo denuncia Cristina Guarda, consigliere in Regione con il gruppo Alessandra Moretti Presidente. Affiancata dal collega Stefano Fracasso, ha presentato alla giunta del governatore luca Zaia un progetto di legge.
“Sugli impianti di cremazione in Veneto siamo al caos. Sono ben 15 anni che la Regione è inadempiente rispetto all’obbligo di legge di realizzare il piano regionale di coordinamento per la realizzazione di tali strutture. Una manchevolezza grave, perché le conseguenze di una assenza di gestione sono di ordine ambientale e sanitario. Con questo progetto di legge vogliamo finalmente rimediare ad una lacuna enorme, inaccettabile per una regione come il Veneto”.
Da tempo i comuni che studiano l’inserimento di un tempi crematorio vicino al cimitero hanno notato che da Venezia non arrivano informazioni sufficienti, tanto che, come è successo a Thiene, amministrazione comunale e privati cittadini si sono messi al lavoro per studiare le leggi di altre regioni in merito di emissioni, vicinanza dell’eventuale tempio ai luoghi abitati, costi e dimensioni.
“Il provvedimento non vuole essere di ostacolo ma punta ad una regolamentazione che garantisca i cittadini dei territori. Attualmente sono già presenti e attivi 6 impianti di cremazione in Veneto. Negli ultimi anni tuttavia sono state numerose le proposte avanzate da privati a diversi comuni per la costruzione in project financing, di ulteriori siti”.
E proprio perché questi progetti rispettino le regole, Guarda ritiene che sia la Regione Veneto a determinare i parametri precisi necessari alla realizzazione di nuovi tempi crematori o all’analisi dell’efficienza di quelli già esistenti e attivi.
“Alcuni progetti di nuovi tempi crematori sono molto spesso sovradimensionati, sia nei costi (almeno il doppio rispetto ai costi sostenuti per quelli già realizzati) che nella capacità, rispetto alle reali esigenze di territori magari già serviti da altri impianti”, ha spiegato Cristina Guarda.
Sostanzialmente la sua proposta introduce un piano regionale di coordinamento per la realizzazione degli impianti di cremazione. L’articolo definisce la procedura per la preparazione del piano, i criteri per la pianificazione dei progetti e definisce un monitoraggio del piano ogni 5 anni. Determina inoltre i criteri che dovranno essere rispettati finchè non verrà approvato un vero e proprio piano regionale. “Senza nulla togliere alla libertà di avanzare progetti ed eventualmente approvare la costruzione di nuovi impianti – ha sottolineato Cristina Guarda – con questa nostra proposta vogliamo introdurre criteri chiari, in grado di garantire l’effettiva sostenibilità e capacità degli impianti già realizzati e di regolamentare quelli futuri. Il tutto, evitando sovradimensionamenti e andando a tutelare l’ambiente, la salute e le casse comunali dalle rischiose conseguenze derivanti anche dalla formula del project financing”.